A Uno Mattina si parla di maculopatia atrofica ed in particolare di un microchip che è in grado di restituire la vista a chi soffre di tale patologia. In studio vi era il dottor Andrea Cusumano, docente di oftalmologia dell’università Roma Tor Vergata, che ha spiegato: “E’ un impianto sotto la retina che è finalizzato a ripristinare una certa visione utile quindi non la visione che hanno avuto fino alla malattia, è usato per i pazienti che hanno una maculopatia atrofica che hanno perso completamente la visione nell’area centrale retinica, e questo microchip permette di rivedere numeri, lettere, parole, anche qualche frase e di avere una migliore qualità di vita”.



Il microchip funziona tramite occhiali specifici e una sorta di computer portatile, e permette appunto di migliorare la vista dei pazienti: “Stiamo parlando di uno studio su 38 pazienti, dei quali 3 pazienti in Italia – ha proseguito Cusumano – studio terminato a dicembre del 2022 e stiamo elaborando i dati. I pazienti sono stati comunque capaci di rivedere numeri, lettere e parole, è un salto generazionale. Se i risultati ci permetteranno di avere il marchio CE a giugno, luglio 2024, potremo traslare tale tecnologia anche ad altre patologie, entrare in un mondo di visione artificiale reale”.



MACULOPATIA ATOFICA E MICROCHIP “LA NUOVA FRONTIERA E’ LA DIAGNOSI CELLULARE”

Il dottor Cusumano ha poi parlato dei nuovi studi: “Dal punto di vista diagnostico stiamo entrando in nuove dimensioni, ci stiamo spostando dalle tecniche di visualizzazione retinica ad una diagnostica cellulare. Nell’ambito di un network di ricerca stiamo implementando la capacità di poter fare diagnosi a livello cellulare, visualizzando cellule di qualche decimo millesimo di millimetro”.

“Cosa ci porterà? Ci permetterà di fare una diagnosi anticipata di qualche anno – ha proseguito Cusumano – e ci aspettiamo di traslare nuovissime tecnologie come i laser per fare trattamenti cellulari, cellula per cellula, la medicina di precisione entrerà nelle nostre case, nel giro di due o tre anni questa tecnologia andrà implementata. Noi abbiamo già presentato i nostri dati e il macchinario non è grande, ha dimensioni standard come quelli che si trovano negli studi”.