Agosto merita almeno la visione di una grande serie tv. Come per un buon libro, o per un grande film italiano dei padri registi del Novecento, anche le serie tv hanno ormai un “passato” di grandi opere da tramandare e da rivedere. Serve a mantenere alte le aspettative, serve a capire cosa fa veramente la differenza – quasi sempre è la sceneggiatura, ma non solo – e cosa può aver significato per la carriera di grandi attrici e attori aver partecipato a quei successi.



Per quest’anno suggerisco Mad Men, la serie tv creata da Matthew Weiner per la AMC con Jon Hamm ed Elisabeth Moss. Ben 7 stagioni andate in onda dal 2007 al 2015, in totale 92 episodi. Una maratona, o se preferite un “binge watching” a cui dedicare l’intera estate. Ma se non l’avete ancora vista, vi accorgerete subito della sua assoluta capacità di attrarvi nel mondo di Peggy e Don, e vi sentirete ben presto “uno di casa” negli uffici della società pubblicitaria newyorkese Sterling & Cooper.



“Ogni pubblicità racconta una storia”, recita l’incipit delle numerose “presentazioni” che Don Draper, il direttore creativo dell’agenzia, propone ai suoi clienti, quando si vuole dare una ragione valida al consumatore per scegliere quel determinato prodotto. Chi compra – un reggiseno, una sigaretta, un panino con l’hamburger – desidera farlo scegliendo uno stile di vita, imitando un personaggio che ammira, pensando di fare una cosa nuova e moderna.

La storia inizia nei primi anni ’60, quando New York esplode come la città in cui tutti vogliono andare, per lavorare e per divertirsi. Ed esplode anche la pubblicità. La Sperling & Cooper è ancora un’agenzia per clienti di dimensione medio-piccoli (e qui che si sente parlare per la prima volta di “pesci piccoli”), tranne che per le sigarette Lucky Strike della British American Tabacco, il grande cliente per cui lavora Don. In effetti, si fuma molto in Mad Men, e si beve ancora di più, a ogni ora del giorno e della notte. Lo stile di vita di quegli anni era davvero agli antipodi di quello di oggi e fumare era permesso ovunque, nonostante si sapesse già che era un vizio nocivo alla salute.



Peggy e Don (Peggy era la segretaria di Don, ma dopo aver rivelato un grande talento creativo, diventa una copywriter di successo e arriva a prendere il posto dello stesso Don) sono i personaggi più moderni, visionari e aperti al nuovo. Sono loro che sanno distinguere quando un prodotto può avere successo o quando una pubblicità non può bastare a salvare una marca dall’estinzione. Cosi tocca a loro due guidare la società attraverso i tumultuosi anni ’60 americani: dalla guerra di Corea a quella del Vietnam, dalla musica country a Elvis, da John Kennedy a Nixon, fino a quando l’uomo mette un piede sulla Luna. Passando ovviamente dalle sigarette alle linee aeree, dal Ketchup della Heinz agli hamburger della Burger King, fino alla Coca-Cola.

Nell’agenzia i creativi fanno vita separata dai commerciali, gli account, che seguono i clienti, li conquistano e poi sono disposti a fare qualsiasi cosa pur di soddisfare le loro aspettative. Gran parte della storia è costruita proprio sul conflitto ineliminabile tra chi “crea storie” e chi combatte per un cliente a ogni costo, assecondando tutte le sue richieste. Un conflitto insanabile, che ha sempre più bisogno di punti di riferimento oggettivi. Così tra i creativi e gli account fanno la loro apparizione – sul finire degli anni ’60 – le ricerche di mercato e i primi computer. La pubblicità non è più solo un copy ben fatto, ma diventa il risultato di più fattori, dove nulla è lasciato al caso.

Jon Hamm è il protagonista Don Draper, dalla vita complicata e inquieta. Per lui due Golden Globe e un Emmy nel 2015. Elisabeth Moss (The Handmaid’s Tale) è la straordinaria interprete di Peggy Olson, la tenace ragazza che associa successi professionali agli insuccessi della sua vita privata. Ma meritano di essere citati anche Vincent Kartheiser nel ruolo di Peter Campbell, l’agguerrito e ambizioso capo degli account, January Jones nei panni di Betty Draper, la seconda moglie di Don, emblema della giovane donna americana di quel decennio, e soprattutto l’attore americano John Slattery che interpreta Roger Sterling, uno dei due fondatori dell’agenzia, dalle mille relazioni e scopritore di talenti creativi come Don.

Mad Men non è stata solo per 8 anni una delle serie tv più acclamate e viste nel mondo, ma è diventata un “modello” su cui si è stato costruito l’intero sistema che oggi ruota intorno alle piattaforme streaming. Inutile dire che la perfezione è stata raggiunta grazie alla sfavillante scenografia costruita sullo sfondo di New York e della California, ai ricchi costumi (i soli guardaroba delle signore Draper meriterebbero una recensione a parte), e a una colonna sonora da custodire gelosamente.

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