La vita di Madalina Pavlov si interruppe improvvisamente il 21 settembre 2012, esattamente dieci anni fa. La 21enne morì cadendo dal tetto di un edificio ubicato in via Bruno Buozzi, a Reggio Calabria, e, nonostante siano trascorsi due lustri dalla sua scomparsa, i mille interrogativi che la circondano non hanno ancora ottenuto risposta. Se in un primo momento si era parlato di un gesto anticonservativo messo in atto dalla ragazza, successivamente il gip aveva respinto la richiesta d’archiviazione del caso da parte del pm, ponendo in evidenza lacune investigative e “autorizzando” il team difensivo dei familiari della vittima, ma anche l’opinione pubblica, a iniziare ragionevolmente a utilizzare il vocabolo “omicidio”.
Un delitto, quello di Madalina Pavlov, che ad oggi non ha però il volto di un colpevole. È proprio su questo aspetto che si stanno battendo i legali dei genitori della ragazza, l’avvocato Giuseppe Gentile del foro di Reggio Calabria (assiste la signora Agafia Cutulencu, madre di Madalina) e l’avvocato Antonio La Scala del foro di Bari (difende il signor Ionel Pavlov, padre di Madalina). Il loro operato sinergico è teso a dare vita a una collaborazione proficua con la Procura per stabilire la verità su quanto accadde due lustri or sono e consentire alla famiglia della vittima di risolvere tutti i perché, che ne condizionano inevitabilmente l’esistenza.
MADALINA PAVLOV, AVVOCATO GENTILE: “ABBIAMO DUE NUOVE CARTE”
In occasione del decimo anniversario della morte di Madalina Pavlov, noi de “IlSussidiario.net” abbiamo contattato in esclusiva i legali che si occupano della vicenda, per comprendere quali siano le prospettive di svolta visibili a medio-breve termine. L’avvocato Giuseppe Gentile ha sottolineato: “Alcuni mesi fa mi è venuta un’intuizione, ovvero quella di cambiare il punto di vista della situazione. Esistono immagini dall’alto risalenti all’istante dell’omicidio di Madalina? Per mezzo della Procura e del dottor Cappelleri, abbiamo presentato richiesta formale di acquisizione delle istantanee scattate da un satellite proprio quel giorno, all’ora del delitto. Attualmente non sappiamo se ve ne siano e dobbiamo anche scontrarci con le lungaggini burocratiche per entrare in possesso delle eventuali fotografie, in quanto il satellite è di proprietà di una società estera”.
Inoltre, l’avvocato Gentile ha svelato l’esistenza di un “testimone mai sentito da nessuno“ e che “ci riserviamo di convocare prossimamente in termini di indagine difensiva“. Sarà importante conoscere la sua versione dei fatti e raccogliere le sue dichiarazioni, così da comprendere se contrastino o meno con i riscontri in possesso della difesa. Una doppia opzione (foto satellitari e nuovo testimone) che lascia intravedere più di uno spiraglio nell’ambito del caso Madalina Pavlov.
MADALINA PAVLOV, AVVOCATO LA SCALA: “CHIEDEREMO L’AVOCAZIONE DELLE INDAGINI AL PROCURATORE GENERALE”
Alle frasi dell’avvocato Gentile, hanno fatto eco quelle pronunciate in esclusiva ai nostri microfoni dal suo collega La Scala, il quale, oltre a ribadire il quadro sopra descritto, non ha potuto fare a meno di rimarcare “l’amarezza dei genitori” per una verità che ancora latita e “i metri di vantaggio che il killer continua ad accumulare grazie al solo incedere del tempo”. Essendo passati tre anni dall’opposizione del gip alla richiesta d’archiviazione del pm, La Scala ha asserito che in questo frangente occorre abbattere le tempistiche, anticipando che “opteremo per una richiesta di avocazione delle indagini al procuratore generale. Venga dato a noi difensori pieno accesso all’intero fascicolo del caso Madalina Pavlov, in maniera tale da permetterci di aiutare la Procura in maniera oggettiva. C’è un assassino a piede libero da dieci anni!“.
Fin qui, peraltro, non è stato dato ampio risalto alla lettera anonima che fu ricevuta dall’avvocato Antonio Petrongolo di Roma, che in passato assunse la difesa della famiglia di Madalina. Il suo testo recitava: “Avvocato, le scrivo questa lettera per farle sapere alcune verità sul caso di Madalina. Non voglio apparire, ma neanche portarmi sulla coscienza le cose che so. Madalina aveva iniziato una relazione con un uomo molto più grande di lei, con interessi nel palazzo. I due si vedevano in un appartamento del palazzo. Madalina voleva non nascondersi più e lasciarlo se lui voleva continuare a vederla di nascosto. Diceva che avrebbe parlato, se lui non si fosse deciso. L’uomo è molto più grande di lei, uno che non vuole essere nominato, ha la sua famiglia e le sue cose, soprattutto cose. Attaccato al materiale. Uno in vista. Lui è uno conosciuto come persona perbene, un insospettabile. È scuro di pelle, di mezza età con un viso particolare. Conosco questi particolari perché io e Madalina eravamo amiche. Speravo che arrivaste alla verità, ma gli anni passano. Un’amica”.
MADALINA PAVLOV, IL CRIME ANALYSTS TEAM: “LA PROCURA RIVEDA LA LETTERA ANONIMA E RIVALUTI TESTIMONIANZE E POSIZIONI”
A coadiuvare i legali Giuseppe Gentile e Antonio La Scala nella loro attività è il Crime Analysts Team, coordinato dalla dottoressa Mary Petrillo (criminologa) e completato dalla psicoterapeuta e psicologa forense Rossana Putignano e dalla psicoterapeuta e psicologa giuridica Aida Francomacaro. Il suo compito, ha spiegato La Scala, è quello di “ricostruire il profilo psicologico della vittima e valutare il materiale probatorio” e le sue conclusioni “hanno permesso di capire che Madalina Pavlov non aveva alcuna ragione per ricorrere al suicidio”, in quanto aveva una vita piena di aspettative e numerosi obiettivi da raggiungere.
A Reggio Calabria Madalina aveva intrapreso un percorso di studi e aveva trovato lavoro, dunque il Crime Analysts Team non ha dubbi: “Aspettiamo da 10 anni che si muova qualcosa e finalmente qualcuno ci sta ascoltando. Stiamo lavorando in concerto con la Procura e aspettiamo delle risposte su alcuni aspetti del caso. Come per tante altre vittime, anche il caso di Madalina Pavlov fu rubricato come suicidio, ma oggi finalmente si parla di omicidio. Ci sono nomi al vaglio della Procura, depositati con i vecchi legali, e siamo fiduciosi che prima o poi ci saranno dei rinvii a giudizio. Tuttavia, occorrono altri step da percorrere. Pensiamo che la Procura debba rivedere la lettera anonima inviata brevi manu nel 2017 presso lo studio romano del precedente legale e rivalutare le testimonianze e le posizioni di alcune persone coinvolte a vario titolo, perché chi l’ha scritta crediamo conosca bene le carte”.