Buone notizie per le esportazioni agroalimentari Made in Italy. Secondo l’Ufficio Studi PwC Italia, nel 2021 l’export del nostro agroalimentare acquisterà peso sul totale delle esportazioni italiane: la sua incidenza aumenterà infatti dell’11% rispetto al valore di 44,6 miliardi di euro registrato nel 2020. Si miglioreranno così i risultati raggiunti nel 2020, anno durante il quale l’incidenza del food sul totale delle esportazioni tricolore ha raggiunto quota 10,3%, già in crescita rispetto al 9,2% del 2019. L’agroalimentare – nota Pwc sulla base dei dati rilevati dall’Interscambio Settoriale Agroalimentare 2021 nell’ambito dell’Osservatorio Economico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – è del resto il comparto che ha risentito meno della crisi pandemica, non essendo stato colpito da particolari restrizioni o fermi produttivi. E anche gli effetti dello stop forzato alle attività ricettive e ricreative della filiera Ho.Re.Ca. sono stati parzialmente contenuti dall’incremento della spesa per i consumi domestici nonché dal maggiore utilizzo di soluzioni di food delivery, iniziate a diffondersi durante la pandemia e destinate a permanere.



A spingere verso l’ottimismo sono le confortanti previsioni elaborate da PwC sulla base dell’ultima edizione del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, che segnalano tassi di incremento superiori ai livelli pre-Covid sia per gli scambi mondiali che per le esportazioni italiane nel settore alimentare, la cui crescita sarà trainata soprattutto dai segmenti del pesce (+9,9%) e dei latticini (+7,9%). 



Ma, va detto, le esportazioni non saranno l’unico driver di crescita per il food Made in Italy: un contributo importante – rileva PwC – verrà anche dal cambiamento delle abitudini di consumo: la pandemia da Covid-19 ha infatti modificato la relazione dei consumatori con il cibo, evidenziando una maggiore attenzione per la salute e la cura per l’ambiente, con una propensione per il cibo italiano, biologico e locale, e una crescita del Ready to Eat. 

Come pure nuova linfa dovrebbe arrivare anche dal settore dell’ospitalità, penalizzato dalla pandemia. Se lo scorso anno il 97,5% dei ristoratori ha registrato un calo di fatturato, il 2021 pare infatti avere invertito la rotta: i dati del 2° trimestre di quest’anno segnano un balzo del +82,7% rispetto allo stesso periodo del 2020. 



Ma in forte risalita è anche l’export italiano della Ristorazione professionale, che nei primi tre mesi del 2021 registra un aumento del +20,8% a valore rispetto al 1° trimestre del 2020, superando anche i livelli pre-Covid con una crescita del +7,5% sullo stesso periodo nel 2019. 

E guardando ancora più avanti, le prospettive diventano perfino più rosee: a livello mondiale si prevede entro il 2024 un ritorno a ritmi di sviluppo accelerati che vedranno fra i segmenti più dinamici proprio la Ristorazione professionale (+6,9% medio annuo nel periodo 2021-2024 a valore), insieme alla vendita di Caffè e macchine (+7% medio annuo). Un settore, quest’ultimo, che accanto a panificazione e pasticceria, rappresenterà il portabandiera anche dell’export italiano dei servizi di hospitality. 

Le stime elaborate sull’agroalimentare italiano non rappresentano però una fiammata isolata, ma si inseriscono in uno scenario marcatamente positivo per l’intero export italiano che, secondo PwC, sarà protagonista di una crescita continua nel prossimo biennio: nel 2021 si attende infatti un rimbalzo dell’11,3%, rispetto al calo in valore del 9,7% registrato nel 2020. Rimbalzo che permetterà un pieno ritorno ai livelli pre-pandemia, con un aumento ulteriore del 5,4% nel 2022 e una crescita del 4,0%, in media, nel biennio successivo. 

“Le ultime previsioni del Governo – spiega Andrea Toselli, Presidente e Amministratore Delegato di PwC Italia – ci danno segnali positivi sulla crescita del Pil nazionale, stimata intorno al 6% su base annua. Secondo le rilevazioni dell’Ufficio Studi di PwC l’export italiano entro il 2023 toccherà 532 miliardi di euro, con una crescita del 24% rispetto al 2020. Ad incidere positivamente saranno anche i 6,8 miliardi di risorse stanziate dal Pnrr e i fondi complementari a sostegno diretto dell’agroalimentare italiano, che oggi rappresenta oltre 500 mila addetti. Un segnale importante che conferma come food e hospitality restino comparti chiave del tessuto produttivo italiano sui quali investire per il benessere del Paese”.

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