La presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’apertura dei lavori della quarantesima edizione di Macfrut, laFiera internazionale dell’ortofrutta, andata in scena tra Cesena e Rimini dal 3 al 5 maggio, dice molto della rilevanza che questo comparto si è conquistato all’interno del panorama agroalimentare italiano.
Il settore è un’eccellenza del Made in Italy per la forza della sua filiera, tanto da rappresentare un quarto della produzione agricola nazionale (1,2 milioni di ettari coltivati) e coinvolgere 300mila azienda. All’ortofrutta vanno ancora ricondotte circa 25 milioni di tonnellate di prodotti, per una valore pari a circa 15 miliardi di euro. Un giro d’affari importante, quindi, sviluppato sia sul fronte interno sia su quello dell’export: nel 2022 le esportazioni di questo comparto hanno infatti superato i 10 miliardi di euro (tra referenze fresche e trasformate) con un saldo della bilancia commerciale di +2.762 milioni di euro. E il dato è destinato a essere triplicato se si considera l’intera filiera.
Va detto però che l’ortofrutta è chiamata a doversi confrontare con uno scenario complesso su cui gravano almeno due elementi di forte criticità. “Una prima minaccia – osserva il presidente di Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna Raffaele Drei – arriva dagli effetti dei cambiamenti climatici. Se si guarda alla sola Emilia-Romagna, negli ultimi quattro anni, la produzione ortofrutticola è stata pesantemente colpita dalle gelate tardive che anche nelle settimane scorse sono tornate a causare importanti danni, soprattutto alle drupacee. Va tuttavia considerato che le aziende agricole che hanno investito in sistemi di difesa attiva antibrina, come i cosiddetti ventoloni o gli impianti di irrigazione soprachioma e sottochioma, sono riuscite a salvaguardare buona parte del raccolto. Così come va considerato che chi ha dotato i propri frutteti di reti anti-grandine è riuscito a proteggersi dalle grandinate verificatesi nelle ultime settimane a macchia di leopardo. Gli investimenti nei sistemi di difesa delle piante sono insomma fondamentali per proteggere e salvaguardare la produzione ortofrutticola, ma rappresentano un costo che non può essere scaricato solo sulle spalle degli agricoltori. Bene ha fatto quindi la Regione a prevedere risorse per co-finanziare negli anni scorsi tali investimenti; ora ci aspettiamo che arrivino altri bandi in questa direzione. Ne va della tenuta del nostro sistema ortofrutticolo. Inoltre, è fondamentale intervenire per sostenere le aziende agricole duramente colpite dalle calamità, da un lato facendo ricorso alla legge 102/2004 che prevede ristori e indennizzi, dall’altra velocizzando l’attivazione del Fondo Mutualistico Nazionale AgriCat riservato alle produzioni agricole che subiscono danni catastrofali, a maggior ragione perché si tratta di un fondo alimentato al 30% dagli stessi agricoltori con un prelievo obbligatorio dai contributi della Pac”.
Ma non è tutto. Una seconda minaccia all’ortofrutta arriva da quelli che il presidente Drei definisce “provvedimenti ideologici proposti a livello europeo”, cioè provvedimenti “che si ispirano a ideologie contrarie al mondo agricolo, ma che non trovano riscontro nella realtà produttiva italiana”. Il riferimento va in particolare alla proposta di regolamento per l’uso sostenibile dei fitofarmaci (SUR) che – tra le altre cose – impone all’Italia di ridurre di oltre il 60% l’impiego di questi prodotti a difesa delle piante entro il 2030. “È un provvedimento insostenibile per il mondo agricolo – tuona Drei -, proposto senza un adeguato studio di impatto e senza tenere conto del percorso di produzione sostenibile portato avanti in Italia. Le imprese agricole vanno accompagnate in un processo virtuoso di riduzione dell’impatto sull’ambiente, non è pensabile togliere agli agricoltori in un tempo così breve gli strumenti di difesa e protezione delle loro piante senza fornirgli alcuna alternativa. Il risultato è l’abbattimento delle piante e l’abbandono delle coltivazioni a frutteto, come purtroppo già accade, perché i livelli produttivi non sarebbero più sostenibili per nessuna azienda. A quel punto la frutta e la verdura che i consumatori troveranno al supermercato, arriverà soprattutto da Paesi terzi, senza adeguati controlli in termini di qualità, salubrità e tracciabilità; saremo costretti ad acquistare prodotti ortofrutticoli senza alcuna garanzia sulla sostenibilità dei metodi di coltivazione e lavorazione e molto probabilmente a prezzi superiori”.
Del peso che hanno le politiche europee hanno discusso durante il Macfrut anche il Presidente Nazionale Agrocepi Corrado Martinangelo e l’europarlamentare Paolo De Castro, ex ministro e presidente della Commissione agricoltura del parlamento europeo. In uno dei dibattiti svolti durante la fiera presso lo “spazio dell’ortofrutta italiana” è stato ribadito da entrambi che “l’aggregazione, l’innovazione e la sostenibilità socio-economica rappresentano il valore aggiunto per l’ortofrutta italiana. Ed è questa l’unica strada praticabile per far valere e sostenere le produzioni italiane in sede europea”.
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