L’Italia non è il Paese più favorevole alle imprese. Lo dimostrano la complessità della burocrazia, il peso e la difficoltà del Fisco, la carenza dei servizi pubblici, la lentezza della giustizia. Eppure l’Italia è, tra i Paesi europei, quello in cui vi è la maggior percentuale di piccole e medie imprese, in cui le aziende familiari costituiscono la spina dorsale dell’economia, in cui le esportazioni hanno continuato a crescere negli ultimi mesi nonostante uno scenario mondiale non certo favorevole.



Un paradosso che ha alla sua radice la realtà dell’imprenditore, un carattere umano che trae dalla sfida sempre nuovi elementi per affermare la propria creatività e la propria passione. “Fare impresa” nasce da un’intuizione, da una visione che spesso si può paragonare al sogno, e che poi tuttavia non può che svilupparsi attorno a logiche razionali, a competenze specifiche, a rispetto delle regole e al saper cogliere le opportunità.



“Fare impresa” è così il titolo del libro di Sandro Danesi (Ed. Simone, pagg. 202, € 28), un libro che ha l’obiettivo di delineare le “linee guida per l’imprenditorialità e la valutazione economico aziendale degli investimenti”. Danesi, economista, dottore di ricerca in politica economica all’Università cattolica, è particolarmente attivo nel campo della consulenza aziendale e nell’ambito della gestione delle opere pubbliche e della promozione del territorio. Questo libro ha almeno quattro caratteri che lo rendono particolarmente utile e interessante.



Il primo: è una guida operativa con una descrizione accurata, anche se necessariamente sommaria, delle caratteristiche della gestione aziendale. Il secondo: è un’analisi dell’attuale realtà imprenditoriale, sottolineandone i caratteri e i punti di forza. Il terzo: è un manuale giuridico per analizzare i diversi modelli d’impresa. Il quarto: è una raccolta di testimonianze autorevoli che mettono particolarmente in risalto la responsabilità sociale dell’impresa.

Ne esce un’immagine dell’impresa a molte dimensioni con l’esigenza di affrontarne le problematiche con la logica di una multidisciplinarietà che unisce l’approccio pragmatico con quello basato sull’intuizione e la passione. Senza mettere in secondo piano il ruolo fondamentale che, soprattutto in un periodo come l’attuale, può avere l’innovazione non solo nella prospettiva della produzione, ma anche in tutte le fasi dell’organizzazione aziendale.

C’è in tutto il libro un attento e puntuale richiamo alla necessità di considerare l’impresa come una comunità di persone in cui il ruolo dell’imprenditore è quello di valorizzare le capacità di ciascuno mettendo a frutto esperienza e competenza. Un capitale umano che moltiplica la propria efficacia grazie alle relazioni, che supera le difficoltà con la logica del confronto e della partecipazione.

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