“L’iscrizione dell’Olio Campania nel registro dell’albo IGP è una realtà. Se non vi saranno opposizioni da parte degli altri Stati europei, tra tre mesi sarà registrata l’IGP”. A rendere nota la buona notizia è l’assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale europea della Domanda di riconoscimento dell’IGP Olio Campania.
“Il riconoscimento – afferma Caputo – rappresenta un potenziale strumento di valorizzazione della produzione olivicola della Campania che, con 2,5 milioni di quintali, pari al 7,5% della produzione nazionale, risulta la quarta regione olivicola italiana per quantità di olio prodotto e la sesta per superficie olivetata con i suoi 72.230 ettari. È il primo passo per costruire finalmente una politica di filiera nel settore dell’olio di oliva nella regione. Una opportunità straordinaria per valorizzare gli oli del territorio e i produttori campani con un marchio di tutela ampio”.
Come dire, insomma, che la richiesta rappresenta un passaggio tutt’altro che banale. “L’Olio IGP Campania va sostenuto con forza – conclude Caputo – tanto per dare maggiore competitività e riconoscibilità al settore, quanto perché il riconoscimento si inserisce nella strategia regionale di rafforzamento del brand Campano”.
Ora dunque, ormai terminata l’istruttoria da parte della Comunità europea, non rimane che aspettare che Bruxelles completi l’iter previsto dal Regolamento per la registrazione della denominazione. Un’attesa che potrebbe rivelarsi non facile da affrontare, perché intanto il settore olivicolo deve fare i conti con una stagione complessiva non favorevole. Secondo il Dossier “2022 fra clima e guerra, nasce l’olio nuovo” rilasciato da Coldiretti e Unaprol su dati Ismea, infatti, il crollo della produzione nazionale di olive, che flette del -37%, imporrà agli italiani di rinunciare a oltre 1 bottiglia su 3 di olio extravergine Made in Italy. Senza contare che l’esplosione dei costi mette in ginocchio le aziende agricole e l’inflazione generata dal conflitto in Ucraina fa esplodere sugli scaffali i prezzi al dettaglio.
Il Dossier segnala in particolare criticità nelle regioni del Sud Italia, più vocate all’olivicoltura che da sole rappresentano il 70% della raccolta nazionale. In Puglia – avverte sempre il documento – si arriva a un taglio del 52% a causa prima delle gelate fuori stagione in primavera e poi dalla siccità. Flagelli cui si aggiunge in Salento la Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale. Ma crollano anche Calabria (-42%) e Sicilia (-25%). Va meglio invece se ci si sposta verso il Centro e il Nord: il Lazio registra un progresso del +17%, Umbria, Toscana e Liguria del +27%, Emilia Romagna del +40%. E incrementi ancora più decisi si registrano in Veneto (+67%) e Lombardia (+142%).
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