La Madonna può ritenersi soddisfatta. E con Lei milioni di fedeli (non solo cattolici) devoti di Medjugorje e sparsi in tutto il mondo. Il Dicastero per la Dottrina della Fede, in una ampia Nota pubblicata ieri e approvata da Papa Francesco, intitolata “La Regina della Pace”, stabilisce che non c’è alcun ostacolo (nihil obstat) ad autorizzare il culto pubblico, “in quanto si è potuto registrare che […] si sono verificati molti frutti positivi e non si sono diffusi nel Popolo di Dio effetti negativi o rischiosi”. Con una precisazione importante. Questa decisione della Chiesa – attesa da ben 43 anni, cioè dal giugno 1981, inizio delle apparizioni – non va letta come “una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno” e “i fedeli non sono obbligati a credervi” (come per tutte le apparizioni mariane, comprese quelle approvate di Lourdes o di Fatima), ma “possono ricevere uno stimolo positivo per la loro vita cristiana”. In altri termini “la valutazione degli abbondanti e diffusi frutti tanto belli e positivi” legati a Medjugorje significa riconoscere l’azione dello Spirito per il bene dei credenti, al punto che “si invita ad apprezzare e condividere il valore pastorale” di questa esperienza spirituale. Ma giudicare la “maggior parte dei messaggi di Medjugorje come testi edificanti” (la Nota ne cita molti) non è da ritenere come l’individuazione certa di una “diretta origine soprannaturale”. Per questo, “quando ci si riferisce a ‘messaggi’ della Madonna, si deve intendere sempre ‘presunti messaggi’”.



In effetti, nell’articolata presa di posizione del Dicastero, si parla sempre di “presunti messaggi”, “presunte apparizioni”, “presunti eventi spirituali” e “presunti veggenti”. Una cautela comprensibile, perché le apparizioni – le più lunghe della storia – sono ancora in corso, dal momento che alcuni dei ragazzi di un tempo, ormai adulti, dichiarano di continuare a “vedere” la Vergine, con frequenze diverse. Un pronunciamento definitivo non è perciò possibile. La stessa Nota, più che arrivare a una conclusione, pone dei punti fermi, dei criteri di giudizio, in un contesto di fede matura e consapevole, non puramente devozionale o emotiva, mettendo in luce il valore autentico e profondo dell’esperienza religiosa nata da quello sperduto villaggio dell’Erzegovina, oggi la meta mariana più visitata al mondo.



Forse per la prima volta la Chiesa istituzione, ai più alti livelli, presenta in modo completo, in tutti i suoi aspetti, l’imponente fenomeno di Medjugorje. Ci sono voluti più di quattro decenni, ma fa piacere leggere finalmente in un documento ufficiale della Santa Sede che in questo “luogo scelto da Dio tanti hanno scoperto la bellezza di essere cristiani”, vivendolo “come un nuovo punto di partenza” per il loro cammino spirituale. E molti “hanno scoperto la loro vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata”, tutti chiamati alla sequela di Gesù grazie all’invito esplicito di Maria a vivere il Vangelo. Insomma, siamo di fronte alla “promozione di una sana pratica di vita di fede”, in sintonia “con quanto presente nella tradizione della Chiesa”.



Medjugorje è definita una proposta di conversione e di vita nuova, in un mondo smarrito che ignora e rifiuta Dio, sia per chi è lontano dalla fede che per coloro che la vivono in modo superficiale. La Nota riconosce l’abbondanza di tali conversioni, il ritorno alla pratica sacramentale (Eucaristia e Riconciliazione) e alla preghiera, il rinnovamento della vita matrimoniale e familiare. Ogni giorno infatti vi “possiamo osservare la recita del Rosario, la partecipazione alla Santa Messa, l’adorazione del SS.mo Sacramento, numerose confessioni”. Ancora la Nota: “Oltre alla vita sacramentale-spirituale ordinaria, si svolgono diverse attività, come seminari annuali di diverso tipo, il Festival della Gioventù, ritiri spirituali per i sacerdoti, per le coppie di sposi, per gli organizzatori di pellegrinaggi, per le guide dei Centri per la pace e dei gruppi di preghiera”. Centrale nella spiritualità nata da Medjugorje l’attenzione per la pace, “frutto della carità vissuta”, intesa non solo come assenza di guerra ma anche come cardine della società e della famiglia. La pace autentica è legata all’abbandono di “uno stile di vita mondano e di un eccessivo attaccamento ai beni terreni”. Non manca, sempre nell’esperienza spirituale medjugorjana alimentata dai “messaggi” della Madonna, “un’insistente esortazione a non sottovalutare la gravità del male e del peccato”, senza spaventarsi di fronte alle prove, e un’esortazione “a vivere la gioia di seguire Cristo, ringraziandolo anche per le piccole cose belle della vita”.

La Nota nella sua parte finale mette in guardia da possibili confusioni, ambiguità e imprecisioni teologiche che possono “mettere in ombra la bellezza dell’insieme”. Poi, dopo aver tra l’altro ricordato che “in tanti messaggi c’è un forte invito a risvegliare il desiderio del Paradiso e dunque la ricerca del senso ultimo dell’esistenza nella vita eterna”, si conclude citando il messaggio del 2 settembre del 2018 come esemplare del più autentico spirito di Medjugorje: “Cari figli, le mie parole sono semplici […]. Io vi invito a mio Figlio. Solo Lui può trasformare la disperazione e la sofferenza in pace e serenità. Solo Lui può dare speranza nei dolori più profondi. Mio Figlio è la vita del mondo. Quanto meglio lo conoscerete, quanto più vi avvicinerete a Lui, tanto più Lo amerete, perché mio Figlio è l’Amore. L’amore cambia ogni cosa, rende bellissimo anche ciò che, senza amore, vi pare insignificante”.

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