Un’ex fedele della Madonna di Trevignano, in anonimo a Storie Italiane, ha raccontato di essere stata ingannata da Gisella Cardia, che avrebbe approfittato del momento di sofferenza che stava vivendo a causa della malattia del nipote. “L’ho conosciuta a luglio del 2016 attraverso un’amica. Io sono andata perché mio nipote stava male, speravo potesse fare un miracolo”, ha ammesso. La patologia del bambino, tuttavia, era degenerativa e secondo il parere dei medici inguaribile.



“Gisella mi disse di pregare insieme a loro perché qualcosa sarebbe successo. Io l’ho ascoltata. Inoltre mi ha fatto acquistare delle medagliette benedette da lei da mettere al collo di mio nipote. Ho acquistato anche un rosario di legno e una rivista dell’associazione. Io l’ho fatto esclusivamente per mio nipote su indicazione della veggente, mentre mia figlia non si è mai fidata di queste cose”, ha raccontato la donna. “Io frequentavo la casa di Gisella e la sua Chiesa, una volta è arrivato il vescovo. È anche per questo che ho creduto che fosse tutto vero ciò che mi diceva sulla guarigione di mio nipote, anche se la sua malattia non è curabile. Dopo circa due anni mi ha convocata per firmare una petizione per mandare via don Gabriel, il parroco di Trevignano, definendolo un demonio. Io non l’ho fatto, per cui mi hanno cacciata”.



Madonna di Trevignano, ex fedele: “Gisella disse che mio nipote sarebbe guarito”. Il racconto di Carlo

La donna non è l’unica ad essere stata ingannata da Gisella Cardia, avendo creduto al potere della Madonna di Trevignano. Anche la famiglia di Carlo, che ha denunciato la veggente, è ancora tra i fedeli. “Il rapporto tra Gisella e i membri dell’associazione si basa sul terrore. Prima della pandemia con le profezie sui tre giorni di buio, poi col virus. Diceva che la Madonna di Trevignano non avrebbe salvato coloro che si erano vaccinati contro il Covid. Io ho visto gente terrorizzata dai vaccini. Io ho presentato denuncia per abuso della credulità popolare. Ho descritto agli inquirenti qual era la situazione vissuta all’interno dell’associazione. Io all’inizio a Trevignano vivevo in un complesso di casa vacanze in cui si riunivano le persone della setta. A Pasqua c’erano tavolate di 25 persone almeno. Ero a contatto con Gisella e il marito. Erano gli adepti più stretti, che tuttora la venerano. Tra questi c’è anche mia sorella”, ha concluso.

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