Aveva profanato una chiesa urinando sui gradini dell’altare, dopo aver inscenato l’aborto di Gesù bambino, ma la Corte europea dei diritti dell’uomo le ha dato ragione. La vicenda riguarda l’irruzione di Eloise Bouton nella chiesa della Madeleine a Parigi nel 2013. Sulle spalle portava la scritta “Il Natale è cancellato“, poi simulò l’aborto di Gesù bambino e concluse la “performance” urinando appunto sui gradini dell’altare. L’attivista femminista e abortista fu condannata dai tribunali francesi ad una pena pecuniaria e detentiva, ma la Corte europea dei diritti dell’uomo lo scorso 13 ottobre ha ribaltato la sentenza e riconosciuto il proposito “molto nobile” della donna e prezioso per i diritti delle donne. Quindi, la Francia è stata condannata a pagarle 10mila euro per danni morali, oltre a farsi carico delle spese legali. Non solo risarcita, ma pure elogiata, con tanto di scuse europee.



A tornare sulla vicenda è il giornalista e scrittore Marcello Veneziani, il quale sulle colonne de La Verità ricorda come la stessa Cedu si fosse precedentemente pronunciata in maniera diversa, anzi diametralmente opposta. Quando una donna aveva equiparato il rapporto sessuale di Maometto con Aicha, che allora aveva nove anni, ad una forma di pedofilia. Ebbene, la Corte in quel caso condannò la donna per “dolosa violazione dello spirito di tolleranza“, in quanto alimentava un pregiudizio pericoloso per la pace religiosa. Quindi, la donna fu condannata ad una pena detentiva e pecuniaria.



MARCELLO VENEZIANI E IL CASO DI MAOMETTO…

Marcello Veneziani allora si chiede quale sia la differenza. Profanare una chiesa, urinare sull’altare, inneggiare all’aborto di Gesù è libertà di espressione e tutto ciò merita un elogio, mentre se si insinua che il profeta dell’Islam fu pedofilo, allora si viene condannati e deplorati. Lo stesso giornalista e scrittore ci tiene a precisare che quella su Maometto è un’affermazione “sconveniente, ne convengo, e non solo perché ferisce credenti islamici ma non tiene conto della differenza di tempi e luoghi, di culture, storie e religioni“. Ma il punto della questione è un altro e lo spinge a lanciare una provocazione: “Il Natale è cancellato, Gesù è abortito“. Quindi, d’ora in poi “anziché celebrare la nascita di Gesù bambino, (…) faremo meglio a celebrarne l’aborto, nel nome dei diritti della donna. E la cancellazione del Natale, grado supremo della cancel culture, con il patrocinio della massima corte europea“.



Marcello Veneziani fa un paragone anche con il caso Greta Beccaglia. “Pensate, una pacca sui glutei è peccato mortale e reato atroce mentre la profanazione di una chiesa, di una religione, della figura di Gesù Cristo, del Santo Natale, con una serie di atti osceni in luogo sacro, è libertà d’espressione e diritto inviolabile“. Si tratta solo di un episodio? Forse, ma comunque rappresentativo dello spirito di questa epoca. “La giustizia europea è intollerante se trasgredisci al catechismo politicamente corretto ma è compiacente e garantista se profani la religione che ha permeato per millenni la nostra civiltà, che è ancora seguita da milioni di fedeli, che è alle origini perfino degli stessi diritti umani, del rispetto sacro della persona e della vita umana, della solidarietà e della carità…“, scrive Marcello Veneziani sulle colonne de La Verità. Un altro problema è che così si crea un precedente, senza contare poi il silenzio dei media.