La madre di un ragazzo di 17 anni pestato dalla baby-gang di Roma conosciuta come “18” è stata intervistata dall’edizione capitolina di La Repubblica. “Mio figlio pestato dalla banda dei bulli – ha detto la donna – abbiamo temuto che morisse“. I fatti risalgono al 2 maggio 2021 quando il ragazzo, residente in un quartiere nel Nord della Capitale, era uscito di casa alle 15 per incontrare una ragazzina a Ostiense, che peraltro era anche presente. Ma, ad attenderlo, erano in sette. “Lo hanno preso a calci fino a farlo cadere e per un solo centimetro non ha sbattuto la tempia – racconta la madre – Altrimenti saremmo due genitori senza più un figlio in questo momento“.
Il 17enne, con un lieve deficit cognitivo, ha rischiato anche di perdere un occhio. “I primi giorni sono stati terribili“, racconta ancora la madre. Dopo essere guarito, è subentrata la vergogna. Perché i bulli della banda avevano anche filmato il pestaggio e diffuso il video sui social. Immagini successivamente arrivate anche ai genitori che, guardandole, denunciano il fatto che il figlio sia stato lasciato da solo, soccorso poi da un passante che ha avvisato le forze dell’ordine.
Madre del 17enne picchiato selvaggiamente: ‘Aspettiamo il processo’
La madre non ha ricevuto nemmeno una telefonata di scuse dai genitori dei ragazzi che hanno aggredito suo figlio. E nemmeno si sono interessati della sua guarigione. Adesso i ragazzi, tutti appartenenti alla banda dei “18” che conta una novantina di adolescenti a Roma e si ispira alle bande sudamericane, sono tutti in attesa di giudizio. Ma il ragazzo picchiato ha faticato non poco a ritornare a un’esistenza “normale”. “Non voleva nemmeno uscire di casa per andare a comprare il pane – continua il racconto della madre a La Repubblica – In Dad decise di tenere la telecamera spenta“.
La stessa attenzione che hanno riservato i media a questo caso di cronaca nera, ha fatto ripiombare il 17enne nell’incubo di quella aggressione. “Non c’è un perché di quanto successo a nostro figlio – ha concluso la madre – Quei ragazzi avevano bisogno di sfogare la loro rabbia, adesso aspettiamo un processo che già sappiamo essere doloroso“.