Una macabra scoperta: due donne morte già da qualche giorno sono state ritrovate nel loro appartamento in un quartiere di Messina.
Dalle prime indagini nessuna ipotesi di violenza o di gesto disperato: madre e figlia, 89 e 62 anni, sono state rinvenute in seguito alla segnalazione dei vicini che sentivano cattivo odore proveniente dall’abitazione.
Descritte come persone molto riservate e religiosissime, che conducevano una vita discreta, oggi questi due donne suscitano un improvviso clamore lasciando affiorare una situazione di isolamento che le ha lasciate sole in un momento certamente drammatico. Si presume infatti che una di loro sia deceduta provocando un dolore insostenibile per l’altra, probabilmente fatale.
Difficile immaginare nei dettagli quei momenti intensi attraversati dall’angoscia di un abbandono improvviso, da uno sconforto che forse una voce, lo squillo di un telefono, avrebbe potuto allentare anche solo per un attimo, ma non è stato così, proprio in uno dei periodi in cui le città si svuotano e le ferie, per certi versi, fan venir meno contatti solitamente più frequenti.
In una società dove la percezione di connessione con il mondo sembrerebbe annullare le distanze, si è sempre meno consapevoli del dramma che può accadere a pochi metri di distanza, senza un segnale, in un’indifferenza quasi inevitabile. Saremmo tentati, forse per uno scrupolo istintivo, di far prevalere lo sgomento di una inadempienza, di un disinteresse per chi in certe circostanze rischia di essere dimenticato e abbandonato: ci si può giustamente interrogare sulle responsabilità di una società permeata da una prevalente autosufficienza e da tante solitudini che ne derivano. Eppure, in questo caso, tutti i sensi di inefficienza potrebbero rischiare la retorica. Questa vicenda sembra richiamare la dimensione dell’imprevedibilità sempre in agguato lungo il cammino umano: è imprevedibile la vita e lo è anche la morte che, ancor più insondabile e misteriosa, spesso interpella senza preavviso.
Un richiamo forte sembra affiorare immaginando proprio gli attimi di sconforto, di solitudine abissale attraversati da una madre e una figlia unite da un forte legame, da un destino comune. Proprio pensando a quegli estremi istanti, non sembrerebbe totalmente esaustivo un intervento umano, per quanto auspicabile e significativo. La morte repentina che ha strappato insieme due vite, oltre un sentimento di inadeguatezza nei confronti di chi è solo, in realtà evoca un limite più profondo e radicale. Ci accorgiamo infatti che solo una Presenza che trascende l’umano, con i suoi limiti e le sue distrazioni, può prospettare, anche in una circostanza desolante, una speranza. E risvegliare una compagnia più profonda all’accadere della vita e anche della morte.
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