Assieme al Cardinal Newman e altri 4 beati, oggi viene canonizzata a Roma da Papa Francesco Madre Giuseppina Vannini, la religiosa fondatrice dell’ordine negli ospedali delle Figlie di San Camillo. Alle 10.15 in piazza San Pietro la straordinaria testimone della fede ottocentesca nell’ambito della sanità italiana diverrà santa e domani, alle 16.30, sarà celebrata a San Giovanni Laterano in Roma una Messa in ringraziamento per la canonizzazione alla presenza del cardinale vicario Angelo De Donatis. Dopo 411 anni dalla canonizzazione di Santa Francesca Romana, la Diocesi che ospita i Papi festeggia di nuovo una santa romana, protagonista a cavallo tra Ottocento e Novecento di un’autentica “rivoluzione” nell’ambito dell’assistenza medico-sanitaria nelle case di cura e ospedali di mezza Italia. Venne beatificata nel 1994 da Papa Giovanni Paolo II dopo una lunga serie di miracoli e guarigioni straordinarie avvenute tramite la sua intercessione: Madre Vannini “guarì” prima una donna affetta da un melanoma, poi un secondo miracolo – utile per la canonizzazione – è stato riconosciuto in questi anni dal Postulatore e dal collegio del Vaticano. Durante la costruzione di una casa di riposo – dedicata al nome di Giuseppina Vannini – un operaio stava lavorando a un ascensore di quell’edificio quando vi precipitò, da un’altezza di 10 metri. Urlò un “Madre mia, aiutami” e i medici in ospedale, quando lo soccorsero, non trovarono incredibilmente alcun danno o ferita seria a cervello e altri organi. Nel 2018 la consulta medica ha riconosciuto l’inspiegabilità tecnica del caso dell’operaio e nello scorso maggio Papa Francesco autorizzò il decreto di promulgazione per la canonizzazione.
CHI È MADRE GIUSEPPINA VANNINI
La santa romana che oggi verrà riconosciuta dalla Chiesa Universale, nacque nel 1859 a Roma da Angelo e Annunziata Papi e le fu dato il nome di Giuditta: purtroppo perse i genitori molto presto, all’età di 7 anni, e venne separata dai fratelli andando a vivere con le suore dell’ordine Figlie della Carità sempre nella Capitale. Crebbe nei dettami religiosi cattolici e volle entrare lei stessa nell’ordine che l’aveva cresciuta, ma una volta mandata a Siena per il periodo di prova prima dei voti, venne giudicata inadatta a causa dei tanti problemi di salute. Madre Giuseppina Vannini voleva però comunque dedicare la sua vita interamente a Cristo e così, nel colloquio a 32 anni con il padre camilliano Luigi Tezza l’incontro che le cambia decisamente l’esistenza. Padre Tezza, era Procuratore generale ed era stato incaricato di ripristinare dalla Santa Sede le Terziarie Camilliane: propose a Giuditta di realizzare il progetto e dopo qualche giorno di riflessione, la Madre accettò l’incarico e il 2 febbraio 1892, dopo aver ottenuto l’autorizzazione del Cardinale vicario di Roma, nacque il nuovo ordine delle Figlie di San Camillo. Divenne Suo Giuseppina e con un abito religioso con la croce rossa cucita addosso divenne superiora dell’istituto religioso che tra i suoi principali obiettivi coglie l‘assistenza delle persone malate.
LA SANITÀ E IL CARISMA DELLA FEDE
«Il malato e’ al centro di tutto – sottolinea suor Bernadette Rossoni, postulatrice generale delle Figlie di San Camillo – Madre Vannini si fa vera madre, come se ogni malato fosse l’unico figlio infermo, insegnando con una teologia pratica e immediata per cui la sofferenza e’ vinta soltanto dall’amore». Come soleva ripetere Madre Giuseppina Vannini, il malato è il “simbolo” dell’uomo in costante bisogno di cure e assistenza del divino spirito: «abbiate cura dei poveri infermi con lo stesso amore, come suole un’amorevole madre curare il suo unico figlio infermo», è il mandato che Santa Giuseppina Vannini lascia a tutte le sorelle religiose che si apprestano ad entrare e vivere nell’ordine di San Camillo. Il carisma della fede che nella sanità trova la sua esperienza e testimonianza più fattuale per la fondatrice dell’ordine: come ripete spesso anche il Papa – ricorda Suor Bernadette – «L’ambito sanitario e la medicina corrono rischio di lasciarsi prendere dall’evoluzione tecnologica perdendo umanità. Papa Francesco ci richiama all’essenziale. Sono importanti le tecniche avanzate e una diagnostica evoluta, ma più importante è la centralità della persona e l’attenzione ai più poveri, ai più bisognosi». Una fedeltà che è diventata carisma, il senso di una vita spesa per gli altri perché richiamo di una fede salvifica per la propria vita: conclude ancora Suor Bernadette in un colloquio con AgenSir «La sua fedeltà alla croce, la fedeltà nel servire anche a costo di sacrificio, è questa fedeltà che oggi ha per noi un richiamo fortissimo, insieme alle parole che spesso ripeteva alle sue suore: ‘La carità sia la vostra divisa”».