No al differimento automatico della pena per le donne incinte in carcere, come prevede l’articolo 146 del codice penale. A stabilirlo è la proposta di legge della Lega, che vede come primo firmatario il capogruppo in Commissione Giustizia della Camera Jacopo Morrone. La proposta, depositata a Montecitorio, è decaduta dopo la decisione del Pd di ritirare le firme dal provvedimento, che era finito all’esame della Commissione Giustizia. Il ritiro delle firme da parte dei dem ha fatto sì che la proposta di legge decadesse.



La Lega non si arrende e ha fatto sapere che ripresenterà il testo, ma la polemica non accenna a placarsi, anzi, si accende lo scambio di accuse tra i partiti di maggioranza e di opposizione. “Questo era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento nella precedente legislatura. Noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri, ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme”, ha spiegato il Dem Alessandro Zan, come riporta l’Ansa.



Madri in carcere, la Lega ripresenterà la proposta

Il capogruppo della Lega in Commissione Giustizia della Camera Jacopo Morrone ha spiegato che l’intenzione del Carroccio è quella di ripresentare la proposta di legge “visto che il Pd ritirando le firme dal provvedimento l’ha fatta decadere. E noi ripresenteremo un testo che contiene le proposte di modifica che erano state approvate e che prevedono che non ci siano più scuse per le donne incinte. Anche loro, se tornano a delinquere, finiranno in carcere“. Accese polemiche anche da parte di Matteo Salvini, che su Twitter ha scritto: “Il Pd libera le borseggiatrici rom che usano bimbi e gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere. Vergognatevi. La Lega aveva fatto passare la norma in commissione Giustizia e ripresenterà subito il testo: è una questione di salute, giustizia e buonsenso”.



Per Ostellari, la gravidanza non deve essere più una scusa. Dopo l’esame degli emendamenti in Commissione Giustizia alla Camera, il sottosegretario aveva dichiarato: “È stata accolta la nostra richiesta, sostenuta da tutto il centrodestra, di riforma dell’articolo 146 del codice penale sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte. Finalmente si cambia e la gravidanza non sarà una scusa: chi commette reati verrà sanzionato, pur nel rispetto dei diritti di tutti, nascituro compreso”. L’articolo in questione prevede il differimento della pena per le donne incinte e per le madri con i figli fino ad un anno o affetti da gravi malattie.

Legge su madri in carcere: la genesi dello scontro

Cos’è successo in commissione Giustizia? La maggioranza aveva votato una serie di emendamenti restrittivi rispetto al testo che era stato approvato a Montecitorio nell’aprile dell’anno scorso. A stravolgere la proposta di legge è stata la meloniana Carolina Varchi, vicesindaco di Palermo. La legge attuale, approvata nel 2011, prevede che le detenute madri scontino la pena con i figli negli Icam, gli istituti “a custodia attenuata” che furono istituiti proprio dopo quella legge. Ma in presenza di una recidiva la donna incinta o con un figlio piccolo, che ha ottenuto la possibilità di non andare in carcere, verrebbe di nuovo messa a scontare la pena negli Icam senza una decisione del magistrato di sorveglianza. Se la legge in vigore prevede la possibilità di differire la pena, quindi di rinviarla se la donna è incinta oppure se ha un figlio molto piccolo, con gli emendamenti di un mese fa tutto ciò sparisce.

La proposta di legge della Lega, che annovera come primo firmatario il capogruppo in Commissione Giustizia della Camera Jacopo Morrone, prevede che non ci sia alcun differimento della pena automatico per le donne incinte. Peraltro, quando un mese fa sono stati presentati gli emendamenti restrittivi, che annullavano lo spirito della legge, Forza Italia aveva depositato con Tommaso Calderone modifiche che invece ampliavano le maglie del provvedimento in senso garantista, salvo poi fare un passo indietro di fronte alla stretta di Carolina Varchi. C’è stata poi la protesta del Pd che non accetta le modifiche, ritenendole un passo indietro inaccettabile. Varchi ha riformulato i suoi emendamenti, mantenendo la stretta, allora il Pd ha votato in commissione contro perché la legge venisse affossata. Pertanto, mentre oggi per una donna incinta o con un figlio piccolo è possibile il differimento della pena, con la proposta Varchi finiscono subito in carcere a scontarla.