Nuovo scontro tra opposizione e maggioranza, ma è importante non dimenticare che al centro del dibattito, anche questa volta, ci sono i diritti dei bambini da tutelare sempre, anche quando le loro madri sono detenute. Un tema che per sua natura non dovrebbe essere divisivo, dal momento che stiamo parlando di diritti fondamentali dei bambini.
Sono tanti i diritti del bambino che entrano in gioco in una situazione di questo tipo e sono diritti diversi tra di loro, ma proprio per questo non possono essere messi in conflitto. Vanno dal diritto del bambino a mantenere il rapporto con la propria madre, al suo diritto alla libertà, a frequentare un nido, una scuola materna aperta, in cui può esplorare gli spazi che lo circondano con coetanei della sua stessa età.
Il problema non va affrontato partendo dall’ottica delle madri detenute, ma piuttosto dai diritti del bambino, che non possono essere ignorati, per cui deve essere possibile trovare una soluzione concreta, a suo favore, senza scivolare in divisioni conflittuali, che conducano ad una contrapposizione insanabile.
Eppure, è proprio quello che è accaduto mercoledì scorso in commissione Giustizia alla Camera. Il Pd ha deciso di ritirare il disegno di legge sulle detenute madri, dopo che in commissione la maggioranza aveva introdotto alcune misure restrittive rispetto al testo base della Serracchiani. Gli emendamenti approvati in commissione prevedevano il carcere per le madri in caso di recidiva e cancellavano il differimento della pena per le donne incinte o con un figlio con meno di un anno. Il testo non andrà quindi in aula lunedì prossimo, ma la Lega ha sfidato il Pd, annunciando che avrebbe ripresentato subito il nuovo testo nella versione emendata.
Lo scontro tra Lega e Pd ha assunto i toni accesi di uno scontro praticamente insanabile, in cui il Pd sembra schierarsi, come spesso accade, dalla parte di coloro che sembrano vittime di un sistema giustizialista, severo e punitivo, mentre la Lega, appare come chi, per difendere la legge, ignora i diritti elementari delle persone in difficoltà. In questo caso la polemica si è concentrata sulle borseggiatrici, che per il Pd non possono andare in carcere perché in gravidanza o perché madri di bambini piccolissimi, mentre per la Lega era la tendenza alla recidiva ciò che andava contrastato, perché non diventasse un alibi fin troppo facile.
In realtà l’emendamento proposto dalla Lega, e votato in Commissione dalla maggioranza, non aveva affatto il volto ostile di chi non intende offrire alternative alle borseggiatrici in gravidanza, ma prevedeva che queste donne, borseggiatrici, recidive, e incinte, secondo la valutazione del magistrato, avrebbero potuto scontare la pena presso una casa-famiglia o in un apposito carcere per detenute madri.
Stiamo quindi parlando di luoghi in cui il disagio del carcere è già ampiamente mitigato e le condizioni di vivibilità sono decisamente migliori, sia per le madri che, soprattutto, per i bambini. Stiamo parlando di quegli istituti protetti a cui la stessa Serracchiani si era riferita nel suo intervento, in conferenza stampa, affermando: “Gli psicologi ci hanno spiegato che i primi tre anni di vita sono fondamentali nella crescita di un bambino, per questo avevamo presentato una proposta di legge per la quale le detenute madri di bimbi piccoli scontassero la pena in istituti protetti”. Mentre, secondo lei, gli emendamenti presentati dalla Lega e da Fd avrebbero perfino peggiorano l’attuale normativa, facendo finire in carcere donne incinte o che stanno per partorire.
Anche l’aspetto numerico può aiutare a comprendere meglio il tema e collocarlo in una prospettiva più realista. Attualmente sono in carcere 24 bambini e 21 madri. Non c’è quindi da temere che in un prossimo futuro ci possa essere uno stravolgimento dello strumento normativo; c’è solo da augurarsi che anche nel carcere ci sia presto una crescente umanizzazione delle regole e delle relazioni.
Ciò che sembra sia mancato nel dibattito in Commissione è stato proprio il punto di vista del bambino, quello dei suoi diritti, mentre il focus si è concentrato sulla donna, non tanto perché incinta, ma perché intenzionalmente recidivante, rischio che il Pd sembra aver sottovalutato. Ora c’è solo da sperare che tutti si decidano a ripartire dal bambino e dal suo rapporto con la madre.
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