Dopo la nascita del primo figlio sempre più mamme sono “costrette” ad abbandonare il lavoro. Chi invece resiste, nonostante lo scenario di difficoltà nel quale ci si trova a crescere un bebè senza aiuti, con un’alta probabilità non si “imbarcherà” in una nuova maternità. Come mostrano i dati del Censis, oltre 61mila genitori nel 2022, nel primo anno di vita dei figli, hanno presentato le dimissioni. Il dato è in forte aumento dal 2017, quando erano state quasi 40.000. Il costo professionale dei figli per le mamme resta il più alto in Italia rispetto agli altri grandi Paesi europei, come sottolinea il 7° rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. Il tasso di occupazione per le donne con figli è pari al 58.6% mentre quello degli uomini papà è dell’89.3%. Un divario di oltre il 30%, il più alto d’Europa. È infatti del 17.4% in Germania e del 14.4% in Francia.
La percentuale è bassa anche per le donne senza figli: del 66.3% mentre per i maschi senza figli è del 76.7%. L’arrivo dei figli, poi, peggiora le cose. Tante, infatti, le dimissioni e risoluzioni consensuali dal lavoro di genitori con figli fino a un anno d’età. Le cause? La difficoltà di conciliare il lavoro con la cura dei figli a causa della carenza dei servizi di cura come asili nido. Il 29.9% delle mamme e il 4.3% dei papà lasciano per difficoltà nel conciliare lavoro e cura dei figli per problematiche legate all’ambito professionale. “Una donna su 5”, spiega la ministra Rocella, “si dimette dopo il primo figlio e il tasso di donne che lavorano con figli è miseramente più basso di quello degli uomini che lavorano. Non solo possiamo ma dobbiamo favorire la conciliazione vita e lavoro. Dobbiamo colmare il gap e le differenze che ci sono ancora”.
Madri sempre più spesso abbandonano il lavoro: “Impegno professionale…”
Un altro dato significativo che emerge dal rapporto Censis riguarda l’approccio dei giovani rispetto al lavoro. Sono 23.1 milioni gli occupati in Italia: l’obiettivo delle nuove generazioni è quello di ridurre il tempo di lavoro, almeno per 6 occupati su 10. Spesso le dimissioni sono una fuga verso un altro lavoro, migliore. Tra i lavoratori con meno di 60 anni che hanno lasciato il lavoro, il 67% ne ha trovato un altro entro 3 mesi. Il 67.7% degli occupati vorrebbe invece dedicare meno tempo al lavoro. Il 30.5% degli occupati, spiega il Messaggero, si impegna nel lavoro lo stretto necessario, rifiutando straordinari o impegni fuori dall’orario. Quasi il 28% del lavoratori, invece, rinuncia ad un impiego migliore perché troppo distante dalla propria abitazione.
La voglia di lavorare meno, all’interno di un mercato di lavoro dinamico, viene descritta nel rapporto come “nuovo paradosso italiano”. Per Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, “siamo in un momento molto particolare, davanti a un fenomeno di progressiva diminuzione dei lavoratori specie dei più giovani: negli ultimi 20 anni il numero di occupati tra i 25 e 34 anni è diminuito del 32%, il 60% delle imprese fatica a trovare giovani lavoratori. Perché? Non ci sono, sono nati meno bambini. A ciò si aggiunge un altro fenomeno: i giovani che si affacciano al mondo del lavoro attribuiscono allo sforzo, all’impegno della vita professionale altra natura”. Più tempo per sé stessi e per la famiglia, dunque, soprattutto di fronte alla nascita di un bambino.