Arrotondare lo stipendio è da sempre attività diffusa in tutto il Bel Paese, ancor più nel caso di dipendenti pubblici che in genere godono – si fa per dire – di riconoscimenti economici fra i più bassi in assoluto. Scelta ritenuta lecita purché non interferisca in alcun modo con quella primaria. Quanto la limitata busta paga spinga o addirittura giustifichi il ricorso al “doppio lavoro” è abbastanza evidente. Lo Stato chiude un occhio e va bene così. Lo stesso si può dire per quegli enti privati che, di fatto, suppliscono alle carenze dello Stato nelle sue articolazioni locali offrendo un servizio pubblico che non riesce a soddisfare.
Lunga introduzione per capire meglio dove si colloca la vicenda della maestra di una scuola materna parrocchiale paritaria in provincia di Treviso assurta agli onori della cronaca per aver deciso di arrotondare lo stipendio mostrandosi con pochi veli su OnlyFans, piattaforma online che offre contenuti a pagamento (di qualsiasi genere, non solo di nudo) per i suoi abbonati. Ma l’insegnante “non ha mai prodotto foto o video a contenuto pornografico”, hanno specificato la diretta interessata in un comunicato diffuso dai suoi avvocati.
Va da sé che Elena Maraga si trova nell’invidiabile situazione di possedere un personale di tutto rispetto a fronte di uno stipendio che possiamo immaginare tutt’altro che invidiabile: considerato il tipo di ente in cui lavora (o lavorava: mentre scriviamo il suo contratto è sub judice), in perenne difficoltà a chiudere i bilanci, è facile ipotizzare che non arrivi a 1.000 euro mensili. Grazie al suo profilo su OnlyFans, quantomeno raddoppia. In questo caso 2 più 2 non fa 4 ma 5 o 6, il che è tutto dire.
Ne è nato un mezzo putiferio, con un gruppo di genitori che ha segnalato il “singolare” doppio lavoro alla dirigenza della scuola, la maestra messa forzatamente in ferie e la spaccatura fra le mamme dei piccoli alunni: a chi ha gridato allo scandalo (o quantomeno all’inadeguatezza della seconda “professione” in un contesto educativo cattolico) si è subito contrapposto chi si è schierato con l’insegnante: “Con i bambini lavora benissimo e quello che fa fuori dalla scuola non ci interessa”. Se applicata alla lettera, questa idea potrebbe quindi contemplare anche una rapina in banca o peggio: il concetto di moralità è spesso confuso con quello di moralismo.
Sulla vicenda, che avrebbe forse smosso la penna ironica e gaudente di Piero Chiara, maestro di romanzi e racconti a sfondo “rosa”, è intervenuta la Federazione italiana scuole materne, sezione di Treviso, la cui presidente Simonetta Rubinato ha parlato di “condotta profondamente lesiva dell’immagine dell’azienda” e starebbe per arrivare un pronunciamento del ministero dell’Istruzione per precisare meglio diritti e doveri di chi a scuola svolge il delicato e impegnativo ruolo di insegnante.
Nell’attesa va da sé che le parti (maestra, Fism, parrocchia) abbiano già messo in moto i rispettivi avvocati, per cui si profila un’interessante battaglia giudiziaria destinata, nella ricerca della sottile linea rossa fra diritto pubblico e diritto privato, a fare giurisprudenza. La 29enne maestra nonché “bikini athlete e freelance model”, come si legge nel suo curriculum su OnlyFans, si difende affermando che “mettere in mostra il proprio corpo, in Italia è ancora un tabù” e che “metterlo in mostra è un bel vedere”.
Se sulla seconda affermazione è difficile sostenere il contrario seguendo i canoni contemporanei di bellezza, sulla prima ci sentiamo di obiettare, dal momento che la nudità, specie femminile, è sdoganata ad ogni ora (non solo della notte) e in ogni modo da qualsivoglia trasmissione televisiva, per non parlare delle pubblicità di ogni tipo.
Gridare al tabù è fuori dal tempo ma, si sa, fa sempre il suo effetto per quell’idea sessantottina di libertà per cui è “vietato vietare”. Rimane, al di là delle dichiarazioni che alcune mamme hanno rilasciato agli organi di stampa (chissà perché non vengono citati i papà), la domanda su cosa la maestra (una laurea in scienze dell’educazione) insegni ai suoi piccolissimi alunni sotto il profilo educativo e su quale idea abbia della religione, specie dentro un contesto lavorativo, quello della scuola, che le garantisce almeno metà stipendio. Punti dirimenti ma sui quali, a quanto ci risulta, non ha ancora speso una parola.
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