In Italia è sempre più rara la figura del maestro di sci. Gli impianti sono aperti e i turisti non mancano: quello di cui c’è penuria, però, sono proprio gli insegnanti. Sempre meno giovani, infatti, rispondono alla domanda delle scuole, che avrebbero bisogno di un aumento del personale di almeno un 10 percento, spiega Repubblica. Per diventare maestro, infatti, c’è un percorso lungo e costoso che porterà poi ad un lavoro precario e ad uno stipendio inadeguato: dunque, sempre meno persone sono disposte a investire in tale formazione. L’ingresso nell’albo richiede una preparazione importante con il superamento di difficili prove fisiche. Il corso di formazione, inoltre, costa circa 10mila euro.
“Non è più un mestiere appetibile. In famiglia siamo maestri di sci da generazioni. Mio padre ripete sempre che negli anni ’50 poter comprare un’auto dopo una sola stagione di lavoro, adesso ne servirebbero almeno dieci per prenderne una usata” racconta Marco Romanello della scuola “Liberi tutti” di Bardonecchia, una delle località più rinomate in Italia. Il problema non è tanto la paga, che varia dai 20 ai 40 euro all’ora. Il problema è che “è un lavoro stagionale, di quattro mesi l’anno al massimo. L’80% delle persone ha un altro mestiere, anche in città, e il tempo da dedicare allo sci lo devono ritagliare tra weekend e ferie” spiega invece Davide Grosjacques della scuola Brusson Palasinaz in Valle d’Aosta.
Maestri di sci, c’è carenza: “Richiameremo quelli in pensione”
A pesare sulla carenza di maestri di sci sono anche “le stagioni sempre meno standard. La crisi climatica è preoccupante non solo per la progressiva diminuzione della quota di neve, ma anche perché le piogge improvvise possono cancellare settimane di lavoro” spiega ancora Romanello a Repubblica. A rendere ancora più complicata la situazione è la tassazione: il 5 settembre scorso la Riforma dello sport ha escluso questa categoria dalle agevolazioni fiscali previste per il settore. Dunque “se sotto Natale qualcuno cercherà posto per una lezione direttamente in giornata, saremo costretti a mandarlo via” ironizza Grosjacques.
Questo proprio perché mancano maestri ed è difficile trovarne. A Bardonecchia, invece, il periodo più richiesto è quello di Carnevale, che coincide con le vacanze francesi e porta tanti turisti in Piemonte. “Per quella settimana cercheremo di convincere anche i maestri in pensione a darci una mano, altrimenti non potremo accontentare tutti” racconta Romanello. Una soluzione invece, secondo il direttore della scuola Brusson Palazinaz in Valle d’Aosta, potrebbe essere quella di “dividere la professione in livelli. I criteri per diventare maestri sono stringenti ma non servono capacità agonistiche per insegnare ai bambini. Potrebbe allargare la platea”.