Dopo l’ultima operazione New Connection che ha portato a 19 arresti tra Palermo e New York grazie alla collaborazione di Polizia ed Fbi, è emersa una nuova immagine della mafia, quella che per proiettarsi al futuro guarda al passato. A commentare l’importante operazione è stato Francesco Lo Voi, procuratore capo di Palermo, che come riporta AntimafiaDuemila ha asserito: “E’ stato colpito un territorio particolarmente importante per Cosa nostra quale è Passo di Rigano che comprende le ‘famiglie’ mafiose di Torretta, Boccadifalco e Uditore. Abbiamo accertato che erano tornati a svolgere le attività criminali coloro che si erano dovuti allontanare dopo l’esilio imposto da Riina”. A suo dire, dopo la scomparsa di Riina c’è stato un tentativo di ricostituzione della commissione provinciale di cosa nostra e soprattutto gli Inzerillo sono stati invitati a rientrare nella gerarchia mafiosa. Gli stessi però “non hanno voluto partecipare alla riunione in cui si è deliberata la ricostituzione della Commissione di Cosa nostra. Al posto loro è andato Giovanni Buscemi, formale capo mandamento di Passo di Rigano. Gli Inzerillo, come emerge dalle intercettazioni, temevano che i nuovi componenti dell’organismo di vertice della Mafia non avrebbero retto a eventuali arresti e si sarebbero pentiti”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LA “CONNECTION” FRA I GAMBINO E GLI INZERILLO
Sono più di 200 gli uomini impegnati nel maxi blitz anti mafia della squadra mobile di Palermo, con l’aiuto del Federal Bureau of Investigation (FBI) di New York. Obiettivo, sgominare la cupola dei Gambino, potentissima famiglia della Grande Mela, e degli Inzerillo, che invece era rinata in questi anni, dopo la faida interna a Cosa Nostra che aveva di fatto decapitato lo stesso clan. Stamane si è tenuta una conferenza stampa presso la procura di Palermo alla presenza del procuratore aggiunto Salvatore De Luca, che parlando dell’indagine denominata “New connection”, per sottolineare i forti legami fra la mafia palermitana e la criminalità organizzata americana, ha spiegato: “Sarebbe un errore gravissimo modificare una legislazione antimafia che è tra le migliori del mondo, parlo del 41 bis, del 416 bis e delle intercettazioni. La nostra legislazione antimafia – ha aggiunto il pm – è la migliore del mondo e ho avito conferma dopo tre conversazioni avute con il Procuratore di New York. Mi sono reso conto di quali difficoltà e quali problemi debbano affrontare i giudici e pm americani nel trattare la materia mafia che viene trattata come qualunque altra organizzazione. Quindi, sarebbe un errore gravissimo modificare una legislazione che funziona così bene e ci sono dei cardini come il 416 bis e il 41 bis e la normativa sulle intercettazioni”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MAFIA, ARRESTI FRA NEW YORK E PALERMO
Importante operazione internazionale anti mafia da parte della polizia: fra New York e Palermo 19 persone sono finite in manette, tutte appartenenti ai clan dei Gambino e degli Inzerillo. Come ricorda l’edizione online di Tgcom24, la squadra mobile palermitana ha collaborato con il Servizio centrale operativo della polizia e con l’Fbi newyorkese, per portare in carcere alcuni esponenti del mandamento mafioso del Passo di Rigano, nel palermitano. Un maxi blitz che ha permesso di fare luce sul legame fra Cosa nostra e la criminalità organizzata oltre oceano. La famiglia mafiosa degli Inzerillo, storico clan che negli anni ’80 era stato decimato da Totò Riina, aveva ricostruito la propria base operativa a Passo di Rigano a partire dagli inizi degli anni 2000, anche grazie ai nuovi equilibri raggiunti.
MAFIA, 19 ARRESTI FRA NEW YORK E PALERMO
Fra le 19 persone arrestate è finito in manette anche Salvatore Gambino, il primo cittadino del comune di Torretta (provincia di Palermo), nonchè Francesco e Tommaso Inzerillo, fratello e cugino di Totuccio Inzerillo, boss ucciso dai Corleonesi, tutti accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato e concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso. Nell’operazione in questione le forze dell’ordine hanno posto sotto sequestro beni per un valore superiore ai 3 milioni di euro fra mobili, immobili e quote societarie. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, la famiglia mafiosa di Passo di Rigano era riuscita di fatto a manipolare l’economia del quartiere grazie ai metodi tipicamente mafiosi dell’intimidazione, della minaccia, dell’estorsione e della richiesta del pizzo. Il clan era inoltre organizzato in maniera assolutamente meticolosa, con ogni uomo d’onore che aveva un ruolo e una mansione specifica nella gestione degli affari, quasi fosse un’azienda perfettamente oliata. Ogni attività economica del mandamento era controllata dalla mafia, dalla gestione dei giochi, alle scommesse online passando per le forniture alimentari.