La mafia di Cerignola, in provincia di Foggia, negli anni ha assunto un ruolo di primo piano in diversi settori del crimine, dalle estorsioni al traffico di droga, passando per il riciclaggio di denaro sporco. Tra le attività illecite di spicco, capaci di portare le spire dell’organizzazione oltre i confini italiani, le rapine e gli assalti ai portavalori.



La nuova puntata di Cose nostre, in onda su Rai 1 il 15 luglio alle 23:20, propone un ritratto della mafia di Cerignola e la testimonianza di un vigilante che, insieme a due colleghi, ha vissuto sulla propria pelle la drammatica esperienza di un assalto armato al furgone blindato su cui viaggiava sulla A14 all’altezza di Ravenna, in Emilia Romagna.



Mafia di Cerignola, nella relazione della DIA al Parlamento la “mappa” dei clan e dei settori criminali più attivi

La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha fotografato la mappa dei clan più attivi e dei settori criminali di punta della mafia di Cerignola in una relazione al Parlamento relativa al semestre gennaio-giugno 2023. Quella cerignolana si innesta nel tessuto territoriale del Basso Tavoliere pugliese che comprende anche i Comuni di Orta Nova, Stornara e Stornarella. “A Cerignola – si legge nel documento presentato a Roma – risultano attivi principalmente il clan Piarulli e il clan Ditommaso che collabora con il primo in alcuni settori criminali ovvero in quello delle estorsioni, delle rapine e degli stupefacenti“. Il primo dei due, scrive la DIA, dispone di una “elevata capacità finanziaria tale da riuscire a diversificare le operazioni di riciclaggio in varie attività economiche” che passano attraverso la gestione di diverse realtà ricettive locali come sale da ricevimento, hotel, stazioni di servizio, supermercati.



Le principali aree di interesse per la criminalità organizzata del posto della Mafia di Cerignola riguardano anzitutto il controllo “su larga scala” del traffico di stupefacenti, i furti di veicoli, nonché “il traffico di armi, idrocarburi e generi alcolici sofisticati“. A occupare una posizione di primo profilo sono gli assalti armati ai portavalori e le rapine agli autotrasportatori, reati “perpetrati anche fuori regione” a dimostrazione di una crescente capacità organizzativa ed esecutiva “di eventi criminosi eclatanti e allarmanti per modalità e spregiudicatezza“. Come reso noto dalla DIA, nel marzo dello scorso anno i Carabinieri di Foggia e la Guardia di Finanza di Bari hanno eseguito misure cautelari a carico di 26 soggetti (la maggior parte dei quali, si legge nella relazione, residenti proprio a Cerignola) a cui si contestato, a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di stupefacenti (in particolare cocaina, marjuana e hashish), la detenzione e il porto in luogo pubblico di armi da sparo – comuni e da guerra – l’estorsione, il furto di autoveicoli, la ricettazione, il favoreggiamento personale e il tentato omicidio. “Affari” sporchi che frutterebbero milioni di euro nel contesto di una movimentazione sempre più importante di denaro.

Mafia di Cerignola, a Cose nostre la testimonianza di un vigilante

La trasmissione di Rai 1 Cose nostre, nella puntata del 15 luglio 2024, ha inserito la testimonianza di un vigilante che ha subito un assalto armato con due colleghi lungo la A14 all’altezza di Ravenna. Lo stile è sempre lo stesso: un commando in azione con armi come kalashnikov, escavatori per ribaltare i blindati e sventrare edifici, auto e mezzi pesanti in fiamme in mezzo alle carreggiate per interdire il cuore dell’assalto alle forze dell’ordine, una fuga pianificata al dettaglio per scampare alla giustizia. E bottini da milioni di euro.

Io – ha raccontato il vigilante alla trasmissione di Rai 1 – di fianco avevo un altro rapinatore che, sempre con il kalashnikov puntato al vetro della parte posteriore, intimava anche a me di scendere. Ma noi a bordo avevamo un problema più serio: avevamo un collega terrorizzato che aveva la pistola in mano con il dito sul grilletto. In un furgone blindato, se parte un proiettile è come giocare a bocce perché comincia a rimbalzare e non si sa dove si ferma. Il collega più anziano, che era il mio autista, guardandoci in faccia esclamò ‘Se sapete pregare, pregate’, e aprendo la porta fu il primo a scendere…“.