Giovanni Brusca resta in carcere: è questa la decisione espressa dalla prima sezione penale della Cassazione con una sentenza che ha sortito diverse reazioni nel mondo della politica e della società civile. Chi ha accolto con soddisfazione il pronunciamento della Corte è Maria Falcone, sorella del giudice fatto saltare in aria a Capaci insieme alla moglie e agli agenti della sua scorta. Ma c’è anche chi, come Piero Grasso, giudica negativamente questo procedimento:”Anch’io posso ritenermi una vittima di Giovanni Brusca, perché ha progettato un attentato contro di me e voleva rapire mio figlio; ma pure perché tra le centinaia di persone che ha ucciso o di cui ha ordinato la morte c’erano alcuni miei amici. E’ pure vero che queste cose le sappiamo grazie a lui, alla sua collaborazione e confessione. Lui ha deciso di collaborare con la giustizia, rompendo ogni legame con Cosa nostra, rendendo dichiarazioni che hanno trovato riscontri e conferme”. Il “pentimento sociale” richiesto dai giudici di sorveglianza, ha continuato Grasso, “è rappresentato anche dalla collaborazione che non s’è interrotta in oltre vent’anni, perché ha aiutato a scoprire la verità su ciò che era avvenuto e impedito ulteriori crimini”. (agg. di Dario D’Angelo)
CASSAZIONE, “GIOVANNI BRUSCA RESTA IN CARCERE”
Niente da fare, Giovanni Brusca deve restare nel carcere di Rebibbia. Il pentito di mafia non potrà godere degli arresti domiciliari come invece richiesto dai legali, visto che la Cassazione ha negato la richiesta di tale detenzione più leggera. Brusca era tra i killer della strage di Capaci in cui morirono il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, nonché Vito Schifani, Rocco Dicillo eAntonio Montinaro, gli uomini della scorta del giudice, e i suoi avvocati avevano avanzato la richiesta dei domiciliari sottolineando il suo “ravvedimento”. La Procura Antimafia aveva dato il proprio ok, ma non la Cassazione, che ha invece respinto la richiesta. Gli avvocati Antonella Cassandro e Manfredo Fiormonti, legali di Brusca, hanno spiegato, come riferisce TgCom24.it, di non aver preso ancora visione del provvedimento, e che sono in attesa delle motivazioni per valutare eventuali prossime mosse. “Bene la decisione della Cassazione – ha detto dopo la sentenza Maria Falcone, sorella del giudice – la mafia è ancora uno dei peggiori nemici del nostro Paese”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
GIOVANNI BRUSCA AI DOMICILIARI?
In attesa che domani la Cassazione emetta la sentenza finale sulla richiesta di Giovanni Brusca, il pg degli “ermellini” si è espresso decisamente contrario alla proposta fatta dalla difesa del pluriassassino condannato per la strage di Capaci (e molti altri delitti): «niente domiciliari per Giovanni Brusca», è il parere lanciato dalla Procura Generale secondo quanto riportato dall’Ansa. «Giovanni Brusca terminerà di scontare la sua pena in carcere nel 2022, se la Cassazione non accoglierà la richiesta di collocarlo ai domiciliari, ma potrebbe tornare libero alla fine del 2021 perchè ha uno ‘sconto’ di 270 giorni come previsto dal regolamento carcerario», sono invece le parole dell’avvocato Antonella Cassandro, una dei legali che ha seguito da vicino il ricorso dell’ex boss di Mafia alla Suprema Corte di Cassazione. Nel frattempo, dopo l’ira della sorella di Giovanni Falcone, si alza un’altra voce di forte protesta contro la richiesta di uscire dal carcere di Giovanni Brusca: a parlare all’Adnkronos è Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe sciolto nell’acido per ordine dell’ex boss siciliano «Giovanni Brusca non ci ha mai chiesto scusa. Parlarne è un continuo rinnovare una ferita» (agg. di Niccolò Magnani)
SALVINI E MELONI CONTRO LA RICHIESTA DI BRUSCA
Non si placano le polemiche per la richiesta di arresti domiciliari inoltrata dal boss mafioso Giovanni Brusca. Dopo la dura presa di posizione di Maria Falcone, arriva il commento dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Un assassino, il killer della strage di Capaci, un mafioso libero di tornare a casa??? Ma stiamo scherzando??? In galera fino alla fine dei suoi giorni, non facciamo rivoltare nelle loro povere tombe i troppi morti per mano della mafia». Poco dopo, in una diretta Facebook, il segretario federale della Lega ha aggiunto: «Fare uscire Brusca dal carcere sarebbe disumano. Chi toglie una persona al padre, alla madre, alla moglie, ai figli, merita di tornare a casa? No. In galera fino all’ultimo giorno, lavorando». Non usa mezzi termini anche Giorgia Meloni: «Brusca è uno spietato criminale al quale non va concesso nessun beneficio. Ci auguriamo che la Cassazione respinga la richiesta di scontare la pena agli arresti domiciliari. Lo Stato non può in alcun modo permettersi di lanciare questo segnale di resa nei confronti della mafia». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
GIOVANNI BRUSCA AI DOMICILIARI? IRA MARIA FALCONE
Giovanni Brusca ci riprova e chiede nuovamente i domiciliari. Il boss killer della strage di Capaci nella quale perse la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, nonché colui che ordinò di uccidere e sciogliere nell’acido il figlio del pentito Santo Di Matteo, prova a ribaltare l’ennesimo rifiuto del Tribunale di Sorveglianza rivolgendosi alla Corte di Cassazione che si riunirà nella giornata di oggi per decidere sul ricorso avanzato dall’avvocato Antonella Cassandro, con il collega Manfredo Fiormonti, difensori dell’ex boss di mafia. Ciò che nel ricorso viene contestato – è il nono dal 2002 ad oggi – il fatto che il tribunale di sorveglianza di Roma non abbia tenuto conto delle valutazioni del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, che ha valutato positivamente la possibilità dei domiciliari. Brusca ha finora potuto usufruire di ben ottanta permessi premio durante i quali trascorre 11 ore al giorno in libertà, spesso insieme al figlio oggi 28enne. In quei frangenti avrebbe dato prova della “affidabilità esterna” certificata dagli stessi operatori del carcere di Rebibbia. Tuttavia, a schierarsi contro la nuova richiesta dei domiciliari da parte di Brusca è stata Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso, la quale ha tuonato, come riferisce Corriere.it: “Rispetto le decisioni che prenderà la Cassazione, ma voglio ricordare che i magistrati si sono già espressi negativamente due volte sulla richiesta di domiciliari”. “Ricordo ancora che Brusca grazie alla collaborazione con la giustizia ha potuto beneficiare di premialità importanti: oltre a evitare l’ergastolo per le decine di omicidi che ha commesso (…) ha usufruito di 80 permessi”, ha proseguito la donna che continua a definire Brusca “un personaggio ancora ambiguo e non meritevole di ulteriori benefici”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LA NUOVA RICHIESTA
Mafia, Giovanni Brusca chiede di nuovo gli arresti domiciliari e il killer della strage di Capaci può contare sul via libera della Procura Nazionale Antimafia – «è ravveduto» – Dopo 23 anni dietro le sbarre, Brusca ha sottolineato che «i pubblici ministeri sono d’accordo con me» e oggi, lunedì 7 ottobre 2019, si riunirà la prima sezione penale della Corte di Cassazione: i giudici sono chiamati a decidere sul ricorso presentato dagli avvocati del boss mafioso, Antonella Cassandro e Manfredo Fiormonti. Ricordiamo che un anno fa la Cassazione disse no alla richiesta di domiciliari, sottolineando che «collaborare non basta», stesso destino per la richiesta dello scorso marzo: come riporta Repubblica, il legale contesta che il tribunale di sorveglianza di Roma non ha tenuto conto delle valutazioni di Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia.
MAFIA, GIOVANNI BRUSCA CHIEDE GLI ARRESTI DOMICILIARI
Come evidenzia il Corriere della Sera, il procuratore nazionale antimafia ha aperto all’ipotesi che Giovanni Brusca sia detenuto a casa, visto che «il contributo offerto da Brusca Giovanni nel corso degli anni è stato attentamente vagliato e ripetutamente ritenuto attendibile da diversi organi giurisdizionali, sia sotto il profilo della credibilità soggettiva del collaboratore, sia sotto il profilo della attendibilità oggettiva delle singole dichiarazioni». Ma non solo: il ravvedimento di Giovanni Brusca è legato alle sentenze che hanno riconosciuto la centralità e la rilevanza del contributo dichiarativo del collaboratore, nonché le relazioni sul comportamento di Brusca in ambito carcerario. «L’interessato non si è mai sottratto ai colloqui e partecipa al dialogo con la psicologa, mostrando la volontà di dimostrare il suo cambiamento», la conferma dal carcere di Rebibbia.