Nicola Gratteri, procuratore, ha rilasciato un’intervista sulle colonne della testata “Quotidiano Nazionale”, sulle quali ha ripercorso la sua carriera e il momento esatto in cui decise di lottare contro la criminalità organizzata: “Ero giovane. Da Gerace andavo a scuola a Locri, dove davanti alle medie, poi al liceo, non sopportavo l’arroganza dei figli dei mafiosi che si atteggiavano come i bulli di oggi”. Poi, col tempo, giunsero l’iscrizione alla facoltà di Giurisprudenza e il superamento del concorso in magistratura: “Quando fu il momento di scegliere la prima destinazione, optai proprio per Locri e da allora non ho mai lasciato la Calabria”.
L’educazione impartitagli dai genitori è stata fondamentale per la sua crescita e per evitare di costruirsi un avvenire sbagliato: “Se fossi nato in una famiglia diversa, sarei potuto diventare mafioso, come alcuni dei miei compagni di infanzia. Gente che poi ho ritrovato in giro per il mondo. Li ho dovuti arrestare e chiederne la condanna. Non è stato facile, ma a dividerci sono state le diverse scelte di vita”. Quante persone sono state arrestate grazie alla sua opera? “Non saprei, faccio il magistrato requirente da oltre 30 anni. Nella mia carriera ho chiesto l’applicazione di misure cautelari e condanne per tantissimi ‘ndranghetisti”.
NICOLA GRATTERI: “TEMO LA MAFIA, MA NON HO MAI PENSATO DI SMETTERE”
Nel prosieguo dell’intervista pubblicata su “QN”, Nicola Gratteri ha rivelato di non avere mai pensato di smettere, nonostante viaggi con la scorta dal 1989, tanto da non ricordare neppure quale fu l’ultimo film che vide al cinema: “Non ci vado da almeno 30 anni. Anche il mare per me è off limits, nonostante abiti a meno di 10 chilometri dallo Ionio”. Insomma, la paura, dopo alcuni attentati sventati, esiste: “Cerco di addomesticarla. Sarei ipocrita a dire di non avere paura, ma ho cercato sempre di non farmi condizionare da quello che è un sentimento umano. Legittimo, ma non condizionante. Le mie motivazioni sono più forti della paura”.
Il punto, però, secondo Nicola Gratteri, è che mafia e ‘ndrangheta sono parole uscite dal radar del governo ed è preoccupante, in quanto quest’ultima detiene “la capacità di fare sistema anche in territori lontani da quelli d’origine. Non soltanto in Europa, nel resto del mondo”. Nel mentre, nella lotta tra mafie e Stato, al momento la sfida è in una situazione di parità, però “è una battaglia che non tutti vogliono combattere”.