Dagli armadi del passato, che si credeva morto e sepolto, rispunta “il tangentone Enimont, i circa 150 miliardi di lire pagati dal gruppo Ferruzzi-Montedison ai partiti per ottenere l’accordo di fusione completo tra l’Eni, appartenente allo Stato, e la Montedison, azienda privata. Tangente che fu il ramo più scioccante dell’intera vicenda di Tangentopoli, scoperchiando i fiumi di denaro che venivano versati da imprenditori e aziende ai politici. Scioccante anche perché portò lo stesso Raul Gardini, autore della fusione che portò alla nascita di Enimont, al suicidio, il 23 luglio 1993. Parlando nel corso del processo sulle presunte trattative Stato-mafia, è intervenuto l’ex magistrato Antonio Di Pietro  sentito come teste dalla difesa del generale Mario Mori. Parlando dell’inchiesta Tangentopoli nel 1992 ha riferito dei “collegamenti tra affari e politica” e ha ribadito che “i soldi di Gardini finirono anche a Salvo Lima”: “L’elemento predominante del collegamento Nord-Sud o affari e mafia, l’ho avuto quando ho avuto il riscontro della destinazione della tangente Enimont da 150 miliardi di lire e il mio impegno allora era di trovare chi erano i destinatari, perché avevamo trovato la gallina dalle uova d’oro, la cosa che avevamo davanti era la necessitò di trovare i destinatari”. Aggiungendo che “abbiamo trovato che 5,2 miliardi li aveva incassati Cirino Pomicino, e fu Cirino Pomicino che diede i cct a Salvo Lima”.



TANGENTI, LA VERSIONE DI POMICINO

Ilsussidiario.net ha contattato Paolo Cirino Pomicino, che aveva già smentito, tramite l’agenzia AdnKronos, la ricostruzione di Di Pietro e gli abbiamo chiesto di spiegarci come si svolsero davvero le cose e chi fu coinvolto: “Per prima cosa, io non ricevetti nulla da Raul Gardini. A casa mia venne il dottor Ferruzzi (Arturo, che aveva sostituito nel giugno 1991 proprio Gardini alla guida della Ferfin, la holding del gruppo Enimont, nda) che, come già ho spiegato in modo molto chiaro e tranquillo, mi disse: De Benedetti finanzia il Partito repubblicano e quello comunista, Cusani una parte della DC e il Partito socialista, noi vorremmo finanziare la campagna elettorale di Andreotti”. Si trattava infatti, dice ancora Cirino Pomicino, di “un finanziamento rivolto a tutta la corrente andreottiana”. Ma, aggiunge ancora, quell’episodio avvenne “sette o anche otto mesi dopo che era stata chiusa tutta la vicenda Enimont e dopo che Gardini se n’era andato sbattendo la porta”. Come mai allora Di Pietro inserisce quell’episodio all’interno della vicenda Enimont? “Non lo so, avrà fatto confusione, anche se non si dovrebbe. E’ una cosa del tutto strampalata parlare per quell’episodio di tangente Enimont”. Viene da chiedersi poi se allora, il 1993, ai tempi del processo la cosa non fosse già stata chiarita: “Non c’è mai stato un processo Enimont, ci portarono in aula tutti noi politici e solo io parlai, dicendo le cose come stavano e infatti solo io sono stato condannato. Ma nessuno ha mai visto sfilare in aula testimoni che parlassero della tangente Enimont”. Una cosa è certa: Salvo Lima, che ricevette da Cirino Pomicino, come lui ha ammesso, 1,5 miliardi di lire venne ucciso nel marzo 1992, mentre Gardini si uccise un anno dopo.

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