Mentre a livello nazionale si discute e in alcuni casi ci si indigna per la scarcerazione di Giovanni Brusca – autore strage di Capaci contro il giudice Falcone e fedelissimo di Totò Riina, di fatto arrivato a fine pena dopo la riduzione degli anni per aver collaborato con la giustizia – un altro caso è rimasto praticamente in silenzio sempre dalla Sicilia.
Siccome il processo per mafia è stato annullato per un vizio di forma, 15 tra boss e “gregari” del clan di Brancaccio a Palermo sono tornati liberi tutti d’un colpo: la Corte d’Appello di Palermo ha dichiarato nullo il decreto che ha disposto il giudizio per 15 indagati, ordinando l’immediata scarcerazione di tutti e 15. La Corte si è mossa dopo il pronunciamento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione – spiega Adnkronos – a loro volta intervenuti dopo il ricorso presentato dai legali difensori di alcuni imputati a Palermo: secondo le carte presentate dalla difesa, e accolte da Cassazione e Corte di Appello, il gup (giudice udienza preliminare) che firmò i rinvii a giudizio era «incompatibile in quanto in precedenza aveva firmato alcune proroghe di intercettazioni in qualità di gip».
CAOS PROCESSO MAFIA A PALERMO: COSA È SUCCESSO
E così per questo incredibile errore burocratico-formale, i 15 imputati di far parte dei clan di Brancaccio sono stati tutti scarcerati: i boss da oggi sono liberi di affrontare il secondo processo con il solo obbligo di firma, deciso per la loro pericolosità sociale. Si tratta, riporta Repubblica, dei seguenti soggetti: «Giovanni Lucchese (condannato a 17 anni in primo grado, sentenza annullata), Giuseppe Caserta (18 anni), Pietro Clemente (2 anni), Claudio D’Amore (17 anni), Cosimo Geloso (16 anni), Marcello La Cara (un anno e 8 mesi), Tiziana Li Causi (un anno e 6 mesi), Bruno Mazzara (2 anni e 2 mesi), Vincenzo Passantino e Salvatore Scaffidi (6 mesi ciascuno), Michele Rubino (8 mesi), Francesco Paolo Saladino (2 anni), Maurizio Stassi e Francesco Tarantino (1 anno e 6 mesi ciascuno) e Vincenzo Vella (20 anni in continuazione con le precedenti condanne)». Gli imputati vennero arrestati nel 2017 dopo un blitz della Mobile di Palermo, con lo smantellamento dei vertici del mandamento di Brancaccio: a questo punto si dovrà ripetere tutto, a partire dalla nuova udienza preliminare con un nuovo gup e a seguire il secondo processo di primo grado.