Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra in affari congiunti nella trama di un presunto “patto tra mafie” in Lombardia: è il nodo centrale di una inchiesta della Dda milanese, durata circa 3 anni, che restituirebbe l’architettura di un”sistema mafioso lombardo” consolidato nella cornice di una vera e propria alleanza. Una specie di consorzio criminale capace di gestire “risorse finanziare, relazionali ed operative attraverso un vincolo stabile tra loro caratterizzato dalla gestione ed ottimizzazione dei rilevanti profitti derivanti da sofisticate operazioni finanziarie realizzate mettendo in comune società, capitali e liquidità“.
Poche ore fa, l’operazione dei carabinieri di Milano e Varese avrebbe portato alla esecuzione di 11 ordinanze di custodia in carcere, al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 225 milioni di euro e alla notifica dell’avviso di conclusione indagini nei confronti di un totale di 153 indagati. Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, il gip del capoluogo lombardo avrebbe respinto la richiesta della Procura negando misure a carico di 142 dei soggetti coinvolti nell’inchiesta. Per il giudice che ha rigettato tale mole di richieste di arresti, non vi sarebbe alcun “patto” tra le tre mafie. Alle persone finite in custodia cautelare, tra carcere e domiciliari, il gip contesterebbe reati diversi dalla associazione mafiosa delineata invece nell’indagine dell’Antimafia. La Dda, però, sostenendo la correttezza dell’impianto di ipotesi a carico degli indagati avrebbe deciso di fare ricorso al Riesame per le richieste di custodia cautelare respinte.
Mafia: maxi operazione in Lombardia, ma il gip smonta l’impianto sul presunto “patto” criminale
153 indagati di cui 11 sottoposti a misura di custodia cautelare: è questo il bilancio dell’inchiesta della Dda che punta a smantellare un presunto “patto” criminale tra mafie in Lombardia che vedrebbe, seduti allo stesso tavolo, i gotha di cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra stretti in quello che, per gli inquirenti, sarebbe un “vincolo stabile” per la gestione congiunta di affari e risorse finanziarie nel tessuto economico regionale.
Le accuse di associazione mafiosa sarebbero state però smontate nell’ordinanza del gip di Milano, riporta RaiNews, che avrebbe ridotto drasticamente il numero di provvedimenti a carico dei soggetti finiti sotto indagine respingendo la richiesta di ben 142 arresti. La Direzione Antimafia ora punterebbe tutto sul riesame per ottenere la convalida delle altre misure richieste. Il giudice per le indagini preliminari avrebbe quindi accolto soltanto 11 arresti e non contesterebbe l’assocazione mafiosa, in antitesi a quanto delineato dalla procura. Secondo gli inquirenti, riporta Il Corriere della Sera, il “consorzio delle mafie milanesi” sarebbe un mosaico articolato e radicato composto da vari clan e strutturato in una organizzazione “stabile” e attiva, con molteplici declinazioni, in reati che andrebbero dal traffico di armi e stupefacenti alla frode su bonus edilizi e appalti, alle estorsioni.