«C’è l’illusione che il pericolo mafie al Nord non ci sia»: così il sociologo Gianfranco Bettin. Intervistato da Il Gazzettino, lo studioso di fenomeni criminali dell’Osservatorio ecomafie ambiente e legalità ha ricordato che già Carlo Alberto Della Chiesa, all’inizio degli anni Ottanta, parlava di radicamento della criminalità organizzata nel Nord, fenomeno confermato dalle cronache con il trascorrere degli anni.



«Tutto deriva dalla capacità di nascondersi delle mafie nel Nord e nel Veneto, dalla disattenzione dell’opinione pubblica, della sfera politica, e l’illusione che poiché qui non uccidono, non siano pericolose», ha spiegato Gianfranco Bettin: «Ma anche dalla convenienza che manifesta il ricorrere ai servizi che offrono: liquidità, giri di affari sporchi. Disattenzione, rimozione e utilità, ma per fortuna non è così per la magistratura, che lavora su questo fronte».



MAFIE AL NORD, LE PAROLE DI GIANFRANCO BETTIN

Il sociologo ha rimarcato che le mafie al Nord si mimetizzano, stabilendo relazioni con i soggetti sul territorio attraverso offerte economiche vantaggiose per acquisire le attività che interessano oppure attraverso le minacce. «Nel Nordest la malavita investe soldi, li ricicla: da una parte li pulisce, dall’altra li moltiplica», ha spiegato Bettin, che ha individuato i settori più sensibili in commercio, turismo, appalti, ciclo di rifiuti e bonifiche. Un ruolo importante lo rivestono le istituzioni e in tal senso Gianfranco Bettin ha precisato: «La criminalità organizzata possiede di nascosto attività economiche, e distorce le politiche pubbliche favorendo speculazioni, piani irregolari, cicli produttivi. È necessario dotarsi di strumenti di lettura del fenomeno».

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