Maggie Gyllenhaal ha diretto “La figlia oscura”, tratto dal libro omonimo di Elena Ferrante. Una storia che la regista ha sentito molto “sua”, come ha raccontato a Tu Style: “Ho provato anche io ansia, rabbia, sentimenti ambivalenti di cui non si parla mai abbastanza. Dovremmo ripetere alle donne che non c’è nulla, ma proprio nulla di strano, nel sentirsi in un certo modo. Va semplicemente accettato. In questo il libro di Elena Ferrante è stato per me illuminante. Leggevo e pensavo “Ma questa è pazza!”. Poi la pagina successiva: “Ma la pensa proprio come me, anche io ho provato quella disperazione e frustrazione lì”. Non siamo pazze, siamo umane”.



Sulle donne, c’è sempre una certa pressione. Dopo la maternità, certo, ma anche in casa, sul lavoro, nello studio e così via: “Dovremmo essere tutto: donne in carriera, madri multitasking, mogli impeccabili. A me però non è mai interessato, non ho mai avvertito alcuna pressione nel dover diventare madre: ho due figlie, Ramona e Gloria Ray, che ho voluto e continuo a volere ogni giorno. Non ho mai pensato neanche nei miei sogni più folli di essere anche solo vicina a una madre perfetta. L’idea della madre perfetta è soffocante. Diventare genitori è una delle imprese più complesse del mondo, sia per le madri che per i padri, non c’è nulla di male nel raccontare che non siamo affatto supereroi ma persone normali con ansie e frustrazioni”.



Maggie Gyllenhaal, il rapporto con madre, fratello e marito

Quella di Maggie Gyllenhaal è una famiglia d’arte: la madre, Noami Foner, è una grande sceneggiatrice, con la quale la regista ha un bellissimo rapporto. A Tu Style ha raccontato: “Siamo molto legate, mi supporta in tutto. Essendo una sceneggiatrice superlativa mi è stata accanto durante tutto il processo di scrittura del film, è sempre stata la mia prima lettrice e sostenitrice”. Allo stesso modo, la regista ha un legame intenso anche con il marito Peter: “In piena pandemia siamo volati in Grecia per le riprese del mio film, mi ha incoraggiata molto e confesso di aver pensato a lui per tutti i ruoli del film. Mentre scrivevo i personaggi maschili mettevo dentro ognuno qualcosa di lui, alla fine ho scelto che rappresentasse, nella storia, l’oggetto del desiderio”.



Sull’idea di dirigere un giorno il fratello Jake, Maggie ha raccontato: “Sarei felice ad averlo in un mio film, ma serve il progetto giusto, magari un ruolo che gli consenta di esplorare nuovi terreni. Sono grata di avere Jake nella mia vita, è un fratello generoso e amorevole, sempre presente per me e la mia famiglia”. I consigli, però, li scambia maggiormente con la madre: “Con mia madre molto, con mio fratello quasi per niente, con mio marito sempre, anche perché dobbiamo accordarci e organizzare il lavoro tra riprese e figlie”. In conclusione di intervista, un commento su Elena Ferrante, autrice del libro che porterà in scena: “Non sono una che va a caccia di misteri. Ci siamo scritte delle lettere molto belle e sono certa che si tratti di una donna: solo una donna può descrivere la maternità in un modo così trasparente e onesto. La ringrazierà sempre per avermi scritto a chiare lettere: o dirigi tu il film, o non se ne fa niente”.