Sono passati trent’anni da quella conferenza indetta il 7 novembre 1991 da Earvin Magic Johnson durante la quale il talentuoso cestista annunciò di essere positivo all”HIV. Oggi, trent’anni dopo e con tante cure alle spalle, l’americano celebra la sua convivenza con quel virus che ai tempi era un vero e proprio flagello per la società. L’ex giocatore di basket ha deciso di non far passare inosservata questa ricorrenza, che ha segnato per lui un momento difficile della propria vita ma che gli ha anche dato forza per “rinascere” e diventare un uomo più forte.
Johnson, tramite i social, ha infatti dedicato un post speciale all’anniversario della scoperta della malattia: “Dio mi ha davvero benedetto. Ringrazio il Signore per avermi tenuto, dandomi forza e guidandomi per 62 anni ma soprattutto gli ultimi 30”. Il post social di Magic Johnson non è però stato accolto positivamente dagli utenti del web. C’è chi gli fa notare: “Perché Dio dovrebbe benedire te ma non i milioni di altri che sono morti per malattie? Dio sceglie e chi? Non ho capito bene”. Un altro utente puntualizza: “Peccato che tu non abbia reso onore e ringraziato tutti i medici e i ricercatori farmaceutici che hanno reso possibile la tua presenza qui oggi”.
Magic Johnson, 30 anni con l’HIV
L’incubo di Earvin Johnson affonda le radici nei giorni precedenti alla conferenza del 7 novembre 1991. Nelle settimane precedenti il giocatore ai tempi playmaker dei Los Angeles Lakers non si era sentito bene e una sindrome influenzale lo aveva debilitato al punto da doversi fermare per qualche giorno. Dopo alcuni controlli di routine arrivò l’esito infausto, col medico dei Lakers Michael Mellman che fu il primo ad avere in mano i risultati delle indagini condotte per comprendere il perché dello stato di salute altalenante del giocatore.
Il 7 novembre arrivò l’annuncio del ritiro per cause di forza maggiore, con Johnson che si era detto positivo: “Vivrò ancora a lungo e potrò godermi lati diversi della vita”. Così è stato e grazie a cure costose e terapie importanti Magic è tornato prima in campo, col All Star Game del ’92, e in dirigenza. La sua storia ha contribuito molto a cambiare la percezione generale del virus, con decine di migliaia di giovani che corsero a fare il test anti-HIV una volta appresa la notizia della sua malattia. Il suo caso fu d’aiuto anche per chi in quegli anni lottava contro il virus definito il male del ventesimo secolo.