MAGIC JOHNSON E LA BATTAGLIA CON L’HIV
Magic Johnson e il dramma dell’HIV: da trent’anni la leggenda del basket americano è uno dei simboli della lotta all’AIDS, la cosiddetta sindrome da immunodeficienza acquisita e la presenza questa sera in studio dell’ex cestista dei Los Angeles Lakers e del Dream Team statunitense nel salotto televisivo di Fabio Fazio sarà l’occasione non solo per conoscere qualcosa in più del 63enne originario de Michigan ma anche per raccontare quei drammatici giorni verso la fine del 1991 quando uno dei più grandi giocatori della pallacanestro ebbe la diagnosi di HIV che pose per la prima volta fine alla sua carriera e fece temere pure per la sua vita.
Come si ricorda, all’epoca la diagnosi di aver contratto il virus dell’HIV equivaleva per molte persone a una condanna a morte: oggi, grazie alle terapie, si può convivere con questa malattia ricordando anche che essere sieropositivo indica che nel sangue sono presenti degli anticorpi specifici per l’HIV ma si può restare in questa condizione per tanti anni senza che l’infezione progredisca verso lo stadio dell’AIDS. Ad ogni modo per lo sport statunitense ma non solo fu uno shock: il medico dei Los Angeles Lakers ricevette i risultati del test il 24 ottobre 1991 ma Magic, stentando a crederci, chiese di essere sottoposto ad altre due analisi fino a quando dovette accettare la cosa e tenere una storica conferenza stampa ai primi di novembre in cui annunciò la sieropositività, pur non essendo malato di AIDS e precisando che sua moglie e il figlio in arrivo erano negativi.
MAGIC JOHNSON, 30 ANNI FA LA SIEROPOSITIVITÀ: “MA LA VITA NON FINISCE QUI PERCHE’…”
Da lì il primo ritiro, a soli 32 anni, per Magic Johnson che comunque riuscirà a tornare in campo per un breve periodo e a partecipare alla mitica nonché trionfale spedizione del Dream Team americano alle Olimpiadi di Barcellona ’92, dove arrivò una medaglia d’oro tanto scontata quanto indimenticabile. “Dio mi ha davvero benedetto: oggi sono esattamente 30 anni da quando so di vivere con l’HIV” aveva scritto su Twitter Johnson lo scorso anno, ringraziando il Signore per avergli dato la forza di affrontare questa prova e guidandolo da sempre e non solo nell’ultimo trentennio. Già all’epoca, pur conoscendo le possibili conseguenze della malattia, Magic Johnson si mostrò forte e attraverso la stampa aveva cominciato la sua lunga campagna di sensibilizzazione che continua ancora oggi.
“Vivrò a lungo e potrò godermi ancora diversi lati della vita” aveva detto più volte e anzi, il ritorno in campo almeno per l’All Star Game di febbraio 1992 servì a dimostrare al mondo che si poteva condurre una vita normale anche da sieropositivo. “Sì, sono sieropositivo, ma ciò non significa che la mia vita sia finita. Mi mancherà giocare, certo…” raccontava Magic Johnson in quella drammatica conferenza stampa: negli anni a venire ha pure raccontato delle sue prime reazioni alla diagnosi e di quanto sia stato difficile parlarne alla moglie: “Restai seduto immobile nello studio del medico per almeno due ore: non riuscivo a capacitarmi che tutto stava cambiando e che io rischiavo di morire” disse riferendosi a quel periodo drammatico in cui apprese di essere malato poco tempo dopo il matrimonio con la moglie Cookie e con un figlio in grembo che temeva di non poter conoscere mai.