I magistrati protestano contro la proposta della Commissione Giustizia del Senato che prevede l’obbligo di superare test psicoattitudinali come requisito necessario per l’accesso alla professione. Un punto critico che segna nuovamente una discrepanza tra magistratura e governo, con numerose critiche arrivate dall’associazione nazionale ed organismo rappresentativo delle toghe Anm, che ha scritto una nota sottolineando che questi test vogliono avere come unico effetto “il dileggio dell’Ordine giudiziario“. Le perplessità generate da questa nuova misura erano arrivate anche dallo stesso Ministro Nordio, proprio perchè l’obiettivo dei test sarebbe quello di verificare una eventuale resistenza dei candidati allo stress, la capacità di lavorare in gruppo e l’integrità morale.
Una sorta di “screening di massa” come è stato definito dall’associazione che ha criticato fortemente le nuove ipotesi di valutazione, definendole soltanto un provvedimento demagogico che vorrebbe insinuare nei cittadini un principio di sospetto in merito ai meccanismi di selezione, che non sarebbero adeguati a certificare lo stato di integrità psichica dei soggetti.
Test psicoattitudinali per selezione magistrati, Anm: “Tentativo di riaccendere uno scontro tra magistratura e governo”
L’Anm Associazione Nazionale Magistrati ha pubblicato una nota per criticare la proposta della Commissione Giustizia, che vorrebbe introdurre nuovi test psicoattitudinali per la selezione del personale in magistratura. Un provvedimento definito come tentativo di screditare la categoria, e che come ha sottolineato il documento, si è già tentato di introdurre più volte in passato con diverse riforme, ma che ha dato sempre risultati fallimentari. Come ha affermato il presidente Anm Giuseppe Santalucia al quotidiano Il Messaggero, con questa mossa la politica sta tentando di creare un nuovo scontro tra le parti.
E prendendo l’esempio a dimostrazione che si tratta di una proposta che non può funzionare ha ricordato come, in Francia fu istituito un iter simile di valutazione nel 2009, ma fu abolito otto anni dopo. Aggiungendo che: “L’equilibrio di un magistrato si dimostra sul campo, verificandone il lavoro concreto negli uffici giudiziari, la modalità di conduzione delle udienze e la capacità di confrontarsi con i colleghi“.