«La rabbia sociale potrebbe ben presto essere anche peggio dei Gilet arancioni di Pappalardo o della pizza del Circo Massimo ieri a Roma»: a dirlo è Maria Giovanna Maglie, giornalista intervenuta in collegamento alla trasmissione di Rete 4 “Stasera Italia” dopo gli scontri romani tra ultras, Forza Nuova e forze dell’ordine. Il concetto è semplice e si permea sul tema «cominciamo ad abituarci» in merito alla rabbia dea gente che inizia a trasparire nel mondo e ora anche in Italia. Non solo proteste per George Floyd, non solo scontri “politici” o occasioni per dispute tra ultras: si avverte la crisi economica e sociale in maniera sempre più netta e se non avverrà un cambio di passo deciso in molti settori – a cominciare dalla politica – il rischio di una “rottura” forte potrebbe essere dietro l’angolo: «Giornalisti in tutto il mondo vengono picchiati, derisi, insultati, ammazzati quando fanno il loro lavoro: fa parti dei rischio del mestiere, non mi stupisco e non mi scandalizza che siano presi di mira e messi in mezzo», spiega ancora la Maglie commentando i fatti del Circo Massimo di ieri.



LA RABBIA E IL LOCKDOWN

Ma occorre fare un passo in più per capire che non vi è solo “politica” dietro le manifestazioni e le prime “rabbie” di questi giorni: «In queste manifestazioni ne vediamo a decine e centinaia così, dobbiamo abituarci: non saranno le nostre chiacchiere in salotto e tv ad impedirle tra settembre e ottobre, la situazione economica è disastrata», spiega ancora la commentatrice Maria Giovanna Maglie davanti alle domande della conduttrice Veronica Gentili. Certo, c’è sempre chi specula e soffia sul fuoco della protesta, sottolinea l’esperta giornalista: «vale per gli Usa dove ormai le vere rivendicazioni per la morte di George Floyd sono superate, vale in Italia dove mascalzoni, eversori, delinquenti e agitatori si infilano in mezzo alla gente». Però va posta attenzione, conclude la Maglie, che anche nella manifestazione dei gilet arancioni del generale Pappalardo «che pure mi ha dato un certo fastidio fisico, c’era gente normale, disperati del lockdown». Dunque non basta dire che non è il momento di “reagire” ma solo di costruire, «Non sarà l’esorcizzazione di un salotto tv a impedire da qui a metà settembre od ottobre esplosioni di rabbia violente».



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