Mago Forest: “Sono timido, se potessi non andrei sul palco”

Michele Foresta, in arte Mago Forest, ha piacevolmente ripercorso 20 anni di carriera regalando alcune rivelazioni sulla sua persona. Al settimanale Gente, lo showman ha svelato: “Ho rifiutato Domenica In. Mi sentirei a disagio a parlare di me stesso. Sembro birichino, irriverente e un po’ scorretto, ma in realtà sono un timido bambino di Nicosia che ha paura a parlare con gli altri. Mia madre mi raccontava così“.



Mago Forest, nonostante sembri sempre a perfetto agio sul palco, si definisce timido: “Mi spiace contraddirla, ma mi riconosco nella categoria del timido. La cosa che mi viene meglio è fare lo spettatore. Se potessi, non andrei sul palco. Riesco ad andarci solo perché mi nascondo dietro la corazza del mio personaggio. Alan Bennett (scrittore e drammaturgo britannico, ndr) ha detto che il personaggio è la somma dei nostri difetti e il Mago Forest è molto vicino a quello che sono”.



Mago Forest: “Ho lavorato in un locale per scambisti”

Mago Forest, durante la sua carriera, ha rivelato di aver fatto una lunga gavetta accettando ingaggi ovunque: “Quando c’era una lampadina e un microfono che fischiava, ogni occasione era buona per esibirsi. In 40 anni mi è successo di tutto: gente che non rideva, che non era interessata, che era lì a fare altro. Ho lavorato dappertutto: nelle pizzerie, nei night club, nei locali per scambisti” svela lo showman al settimanale Gente.

E ancora: “Non era una cosa così inusuale a Milano negli Anni 80-90. C’erano molti di questi club, uno si chiamava il Tulipano nero. All’inizio della serata, per far socializzare i clienti e per rompere il ghiaccio, c’era qualcuno che faceva un numero di cabaret. E spesso quel qualcuno ero io. Quando vai in un locale di scambisti lo sai perché sei lì. Ma l’atmosfera era molto elegante, con gente elegante, vestita bene. Sembrava di essere a una festa alla Eyes Wide Shut.(film di Stanley Kubrick del 1999, ndr). E poi in questi night club, a parte me che ero un pischello, a volte c’erano anche artisti e maghi internazionali, che poi andavano al Moulin Rouge di Parigi, come Johnny Hart o Otto Wessely”.