Il mago Silvan, nome d’arte di Aldo Savoldello, si è raccontato ripercorrendo la sua carriera e la sua “vita parallela” all’inserto del quotidiano La Stampa, Specchio. Una passione, quella per la magia, che racconta essersi sviluppata fin da quando, da bambino, venne portato dai genitori in una pizzeria sui Colli Euganei dove “si presentò un mago in marsina dallo spiccato accento meridionale”.



“Da un grande foulard”, ricorda ancora il mago Silvan, “multicolore fece apparire mazzi di fiore, poi guardò il pubblico e mi chiamò accanto a lui“. Quell’incontro, così rapido, fu per lui l’inizio di una storia che ancora oggi, ad 86 anni d’età, lo accompagna. Decise quel giorno, racconta, che “volevo essere un mago“, professione ancora poco riconosciuta e che, certamente, non permetteva di configurare un futuro solido. “A Venezia”, ricorda il mago Silvan, “cercato e chiedevo libri di magia. Mi rifilavano tomi di occultismo, magia nera, teosofia, ipnosi“, ma non si fece scoraggiare e iniziò a provare i primi trucchi e trucchetti nell’intimità della sua camera da letto.



Mago Silvan: “Mio padre mi portò dallo psichiatra”

Durante quei primi esperimenti, continua a raccontarsi il mago Silvan, “mi sono bruciato due volte le sopracciglia“. Continuò e continuò, fino a quando “mio padre, pensando che qualche rotellina non funzionasse, mi portò da un suo amico psichiatra“, ma fortunatamente andò tutto per il meglio e, lui “lo tranquillizzò: ‘Il suo ragazzo è intelligente e appassionato di giochi di prestigio, non si preoccupi’, disse a mio padre”.

Ora, pensando a se stesso, alla sua vita e alla sua particolare carriera, il mago Silvan, traendo delle conclusioni, racconta che “tutti i prestigiatori”, lui compreso, “custodiscono nel proprio inconscio un lato infantile della personalità“, che li porta avanti nella ricerca di quell’emozione unica che è lo stupore dello spettatore. Eppure, confessa, “salvo alcune eccezioni è difficile che un illusionista diventi ricco alla pari di un calciatore”. Infatti, conclude il mago Silvan, “tratte un profitto economico spesso per molti non produce un reddito per mantenere una famiglia”.