Il mago Silvan, all’anagrafe Aldo Savoldello, si è raccontato, parlando ovviamente anche della sua particolare carriera, sulle pagine del quotidiano La Verità. Originario di Venezia, spiega di tornare a casa sua “almeno tre o quattro volte ogni anno. Per la Biennale e per godere la mia venezianità. Amo passeggiare con cappello e occhiali, tra le calli, nel silenzio, quando solo rimbombano i passi e le serrande che si alzano al mattino”.



Il suo mestiere, racconta il mago Silvan, l’ha appreso sui libri, che “sono la mia passione”, ma anche con “la pratica, che certo è importante. Ogni sera dedico ancora un paio d’ore all’allentamento, serve un esercizio costante, ma serve molto altro”. Sicuramente, la capacità di “intrattenere e stupire la platea, e io non faccio né interpreto il mago. Lo sono”. Sottolinea di non possedere, “ovviamente, doti paranormali, ma ho la capacità di influenzare psicologicamente il comportamento mentale di una persona”. Non lo attraverso qualche strana e rara dote psichica, ma semplicemente, spiega il mago Silvan, sapendo “come funziona la mente umana e traendo a proprio vantaggio gli errori di ragionamento di idee abituali”.



Mago Silvian: “Teconologia e IA mi spaventano”

Andando avanti nella sua intervista, tra le tante situazioni che ha vissuto, il magio Silvan ricorda, forse con affetto, quando “qualche anno fa le persone mi telefonavano o fermavano per strada per una sorta di seduta” psicologica. “Mi ritenevano”, racconta, “capace di comprendere le loro essenze. Fino agli eccessi delle signore che mi offrivano assegni in bianco affinché rivelassi loro se il marito le stesse tradendo“.

Insomma, il lavoro del mago Silvan è quello di stupire le persone, facendo “tornare bambini” i suoi spettatori, che per un attimo smettono di credere a ciò che vedono, lasciandosi trasportare dall’arte mistica della prestidigitazione. Parlando, però, di ciò che stupisce lui, non ha dubbi e punta il dito contro “tutta questa tecnologia di oggi. Mio figlio che parla con l’orologio e io che possono connettermi con New York, Tokyo, Londra e Parigi in un attimo”. Similmente, si dice spaventato “dall’intelligenza artificiale, che potrebbe anche scavalcare alcuni limiti importanti. Spero che nessuno pensi mai di potersi far suggerire quello che deve pensare”.