Vaccinarsi subito e poi altro richiamo in autunno: è questa una possibile strada da seguire per Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa, secondo cui non ci sarà né obbligo vaccinale né Green Pass. «Chi vuole essere protetto dal virus in un momento di circolazione intensa deve avere l’opportunità di farlo. Offrire il vaccino dai 60 anni è una decisione di sanità pubblica giusta», esordisce a Repubblica in merito alla nuova ondata Covid. Il picco interessa relativamente, quel che conta è proteggersi. Quindi, chi ha almeno 60 anni o è immunodepresso può incrementare la protezione con un nuovo richiamo, se non ha avuto di recente il Covid. Non c’è nulla da temere per Magrini. In primis, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) prevede almeno tre mesi tra due vaccinazioni, mentre in Italia si è optato per 4.



Ma comunque non fanno male le somministrazioni ravvicinate: «Tre vaccinazioni in un anno sono ben tollerate. È meglio un vaccino in più di una malattia, soprattutto oltre i 60 anni. Non ci sono proprio dubbi». Per i contagiati l’infezione vale come dose vaccinale, quindi devono tenerne conto anche per il calcolo dei tempi. Nicola Magrini fa anche una importante ammissione in merito alla mancata decisione di offrire subito la quarta dose agli over 60: «Non mi vergogno di dire che non ci aspettavamo questa ondata. Credevamo che anche questa estate sarebbe trascorsa con una circolazione scarsa».



“CHIUSURE? NON C’È PIÙ QUELLO SCENARIO”

Per Nicola Magrini non c’è comunque da preoccuparsi, perché la nuova variante Covid induce una malattia meno grave e i vaccinati sono protetti; infatti, in ospedale non c’è l’emergenza di un tempo. «Non credo sia giustificato il nervosismo che vediamo per esempio nella politica tedesca, dove si è tornati a parlare di possibili chiusure delle scuole in inverno. Lo scenario non è più quello», osserva il direttore generale dell’Aifa. Ma la campagna vaccinale relativa alla quarta dose non sta andando come ci si aspettava: «Dovremmo rifletterci. C’è stanchezza vaccinale e voglia di lasciarsi alle spalle questi due anni, ma dobbiamo proteggere chi è più a rischio. Per questo non possiamo permetterci un altro fallimento a ottobre», avverte Magrini. Per la campagna autunnale, comunque, ci saranno i vaccini aggiornati per Omicron. Si inizierà verosimilmente a ottobre, con vaccinazioni negli hub e dai medici di famiglia. «Per ora pensiamo di raccomandare il nuovo vaccino al di sopra dei 60 anni. I più giovani, se vorranno, potranno comunque farlo. Non ci sarà obbligo vaccinale, e nemmeno il Green Pass».



“NON DOBBIAMO INSEGUIRE LE VARIANTI”

A proposito dei nuovi vaccini, Nicola Magrini ha spiegato che dovevano essere approvati a fine luglio-inizio agosto, ma visto che in Usa hanno chiesto di aggiornarli a Omicron 5 si sono allungati i tempi. In ogni caso, le case farmaceutiche «riescono ad aggiornare i vaccini in 2-3 mesi, ma per il futuro la linea sarà quella di non preoccuparci troppo di inseguire l’ultima variante, limitandoci a un richiamo annuale». Nell’intervista a Repubblica il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco ha confermato che i vaccini aggiornati dovrebbero proteggere solo in parte dai contagi. «Quel che misuriamo per il momento sono gli anticorpi neutralizzanti generati dopo la somministrazione. I dati di Moderna e BioNTech sono molto buoni: gli anticorpi sono più che doppi rispetto al vaccino attuale. Vedremo quanto questo si tradurrà in una protezione dalla malattia grave e dal contagio». Infine, capitolo farmaci. Magrini ammette: «In effetti ci aspettavamo un uso più diffuso di questi strumenti. Forse la familiarizzazione con dei medicinali nuovi non è stata completa». Nonostante ciò, l’Italia è trai i primi Paesi al mondo per quanto riguarda le somministrazioni di Paxlovid. Invece gli anticorpi monoclonali per uso preventivo «si sono diffusi poco. Eppure, nelle persone immunodepresse o con la leucemia che non hanno risposto al vaccino possono proteggere per oltre sei mesi». Le scorte non mancano, quindi si lavorerà per usarli al meglio.