Mahmood è appena uscito con il suo secondo album ”Ghettolimpo”. Dal 2019, quando vinse Sanremo con ”Soldi” (scritto con Dardust e Charlie Charles), si è affermato sempre di più nel panorama musicale italiano come una voce e un sound freschi e nuovi, nonché come l’innovazione di un genere internazionale che in Italia volevamo prima o poi sentire. Dopo aver pubblicato il suo disco d’esordio a febbraio 2019, che raggiunge le oltre 25 mila copie vendute in due mesi certificandosi così d’oro, e dopo il trionfo al sessantanovesimo Festival della canzone italiana, Mahmood è volato a Tel Aviv per rappresentare il nostro Paese all’Eurovision Song Contest. La sua ”Soldi” si è classificata seconda e ha vinto il premio Marcel Bezencon per la miglior composizione musicale.



A distanza di due anni dall’approdo sulle scene, Alessandro Mahmoud (vero nome di Mahmood) ne ha parlato in una intervista per l’Avvenire raccontando di come ha rischiato di essere travolto dall’immediato successo: ”Ho tenuto i piedi per terra grazie a mia madre”. E sul nuovo album uscito venerdì 11 giugno ha detto: ”Questo disco è molto personale, ho voluto mettere dentro tante mie radici. Ho dato giusta forma alla mia radice sarda, che mi ha cresciuto e bene, ed anche recuperare le origini egiziane. Perché il successo può essere pericoloso se non lo sai gestire”.



Il successo inaspettato di Mahmood

Il successo per Mahmood è arrivato in modo inaspettato, dal fare il barista nel suo quartiere milanese di Gratosoglio, è arrivato a partecipare a Sanremo Giovani e poi a vincere tra i Big con una canzone dedicata al difficile rapporto con il padre. ”Soldi” è diventata una delle canzoni italiane più ascoltate di sempre su Spotify ed Apple Music: ”Dopo l’Eurovision la percezione di me stesso è cambiata. Ho passato momenti difficili dopo il successo di Sanremo: c’era di che destabilizzarsi, ma sono cose che mi fortificano, sai che devi lavorare su te stesso. Il successo può dare alla testa, ma come esempio ho sempre guardato a mia madre”.



Oggi Alessandro ha alle spalle hit che gli hanno regalato importanti certificazioni (quindici dischi di platino, sei d’oro), ed un notevole riconoscimento anche come autore di brani scritti per altri suoi colleghi (Marco Mengoni ed Elodie tra i tanti). Con il nuovo progetto discografico, come suggerisce il titolo ”Ghettolimpo”, Mahmood ci raffigura un mondo sospeso tra il ghetto e gli Dei dell’Olimpo. E per metterlo bene a fuoco ha deciso di ripartire da quando ha scoperto la mitologia greco-romana, all’Avvenire ha detto: ”Passavo le ore a sfogliare l’enciclopedia per bambini che avevo da piccolo, fra quelle pagine ho scoperto un mondo fatto di miti e storie favolose che amo ancora oggi”.

Le radici di Mahmood in Ghettolimpo

Quando scrivo mi sento immortale, mentre nella vita normale mi sento più attaccabile, vivo paure e paranoie”, così come racconta nel disco di vite sospese come stessero nell’Ade, un mondo di persone che sono una via di mezzo tra l’altro e il basso, anche il cantante ”sta nel mezzo” e cerca di dare un senso alla sua vita. Il lato personale ed intimo lo si può capire anche dal brano che dà il titolo all’album: la canzone si apre con un canto che riprende un muezzin arabo, e si presenta come una sorta di preghiera libera dedicata a tutti coloro che si rivolgono al cielo. Indipendentemente dalla religione, o se siano o meno credenti, Mahmood lo ha spiegato all’Avvenire così: ”Io in Egitto sono stato due volte, a 8 e 12 anni, e udivo quella melodia potente che scandiva le cinque preghiere della giornata. Ho cercato una sonorità che mi ricordasse quei momenti”.

Il pezzo ”T’amo” è invece dedicato alla madre, da sempre suo punto di forza e di riferimento. Ascoltandolo si sente una citazione di ”Non potho reposare” che Alessandro ha spiegato come la canzone che proprio sua mamma gli faceva sentire da piccolo: ”Per me è la canzone che più rappresenta la Sardegna. Per interpretare T’amo ho scelto il  coro femminile sardo di Orosei, paese di origine di mia madre, di cui fa parte anche mi cugina Antonellina”.