Mahmood è tornato con il suo nuovo disco Ghettolimpo, che descrive perfettamente ciò che si sentiva subito dopo la sua partecipazione a Sanremo: “io vedevo una figura oscura con la coda da scorpione, non mi trovavo. Gli altri mi vedevano Olimpo, io mi sentivo ancora ghetto”, ha spiegato il cantante 28enne in una lunga intervista a Sette per il Corriere della Sera. La lunga gavetta, i tanti “no” ricevuti e la voglia di cadere altre mille volte. Da bambino è stato vittima di bullismo ma non razzismo: “Il bullo della scuola aveva la pelle più scura della mia. Scuola di Rozzano, con giapponesi, rumeni, egiziani, africani. Il problema non erano le razze”, racconta.
Dai 7 ai 15 anni si descrive “cicciotto e con gli occhiali da vista”. Un giorno ha dovuto fare i conti con un bullo che gli ha gettato la cartella dalla finestra. Le divinità hanno senza dubbio incuriosito ed appassionato sin da giovane Mahmood, che ha cercato di identificarsi in loro e fare lo stesso con le persone a lui care. Il suo demone interiore, però, quello da combattere continua a restare l’altro Mahmood con la cosa da scorpione. Nato in una famiglia molto numerose con circa un centinaio di cugini, ha trascorso un’infanzia “protetta”. Poi però a 18 anni ha deciso di iniziare a contribuire economicamente.
Mahmood e il rapporto con la madre
Nel corso dell’intervista Mahmood ha raccontato a lungo della madre, nata ad Orosei, dodici fratelli in tutto. “Mia madre ha la terza media, i genitori non potevano permettersi di farla studiare. Perciò, appena ha potuto, a diciotto anni, è andata a Milano a lavorare nel bar di Buccinasco del fratello. Per anni, ha dormito sul divano di casa dei fratelli”, ha raccontato il cantante. A Milano faceva la cassiera. Oggi è lei ad aiutarla con la burocrazia: “Avendo gestito il bar è molto brava coi numeri”, dice.
Eppure dopo la sua vittoria a Sanremo, la madre si è spaventata: “mi vedeva diverso, capiva che non mi riconoscevo. Quando mi sono ritrovato io, si è tranquillizzata lei. Ma appena arriva qualcuno di giovane che ha successo, lei si preoccupa”, dice. Con i primi soldi guadagnati Mahmood le ha comprato un profumo che desiderava tanto: “Principalmente però mi piace farla viaggiare. Fino a cinquantasette anni lei non aveva visto niente, tranne Orosei e Rozzano. Cinque anni fa l’ho portata a Londra, ci siamo fatti i selfie davanti a Buckingham Palace. Abbiamo selfie di noi davanti ai monumenti di tante città del mondo”. Nel disco c’è una canzone dedicata proprio alla madre: “Sentendola lei si è commossa, per le parole, certo, e anche perché canta il coro femminile di Orosei in cui c’è mia cugina Antonellina. Un coro di donne di ogni età, dalle bambine alle signore”.
Il padre e l’incendio nel grattacielo di Milano
Il padre di Mahmood intanto si è sposato 4 volte ed ha avuto altri figli. E’ a lui che si rivolge nella canzone Soldi con la quale ha vinto Sanremo. Alla domanda se crede che possa sentire la sua mancanza, il cantante si è limitato a replicare: “Non ho idea”. Adesso, dice, “Credo sia in Egitto, o forse a Milano. Non ci sentiamo da qualche mese”. Di lui spiega di aver preso l’essere burlone. Il successo della canzone è stato poi tale al punto che nessuno del suo team aveva immaginato di poter vincere.
Di recente il cantante è stato coinvolto, fortunatamente non sul piano fisico, nell’incendio al grattacielo di Milano. Lui, infatti, è tra gli sfollati. Cosa ha rappresentato il rogo di via Antonini dove abitava? “Perdere tanto”. Oggi dice di dover ancora capire cosa non gli piace di se stesso: “Ho bisogno di tempo per rifletterci, spero di prendermelo presto”.