Quando si vuole lanciare un nuovo cantante, ci sono tanti “trucchetti” da imbastire per farlo salire all’attenzione della gente. Un buon esempio ce lo danno i cosiddetti talent televisivi, dove si inseriscono a forza personaggi strani che catturino l’audience: lo straniero, il gay, anche la suora. Con Mahmood, vincitore dell’ultimo festival di Sanremo e adesso impegnato all’Eurovision song contest, si è tentato un giochino del genere, a cui non sappiamo dire se lui si sia adeguato o meno. Data la natura semplice e onesta del ragazzo del Gratosoglio, pensiamo di no. Ma certo che se si fosse presentato con il nome datogli alla nascita, Alessandro, forse avrebbe attirato meno attenzione. Così, facendo un po’ i furbetti, dicendo e non dicendo, tutta la stampa durante il festival ha dato la sua attenzione a lui, fino alla vittoria finale. Cosa che è stata accolta con il tentativo di accappararselo da una parte (la vittoria dell’extracomunitario, il trionfo della multiculturalità etc) e di critica dall’altro, insinuando che aveva vinto solo perché “musulmano”, dunque per fare un dispetto a Salvini. Lui si è tirato brillantemente fuori da tutto questo, dichiarando a più riprese di essere al 100% italiano, essendo infatti nato a Milano da madre sarda.
ITALIANO (E CRISTIANO) AL 100%
Non si è mai considerato “uno straniero”, arrivando anche a dire che “In Italia non c’è razzismo, la mia generazione è cresciuta nel rispetto delle diversità”. La confusione, sia provocata o istintiva, su di lui si è ripetuta anche a Tel Aviv e quindi anche da parte della stampa internazionale. La quale, evidentemente mal informata dagli organizzatori del festival, ha avuto la pessima idea di chiedergli se, come musulmano, lui rispetta il Ramadan (cominciato da qualche giorno) e in che modo. La risposta è arrivata secca: “No, non partecipo, io sono cristiano”. Alessandro, il suo nome, è infatti battezzato, cresimato e anche ex cantante nel coro a messa della sua parrocchia, la chiesa di San Barnaba. Ma non è la prima volta che il giovane cantante cade in tranelli analoghi. Nel 2016 si era infatti esibito al Pride Village di Padova e i dubbi se fosse gay o no sono arrivati fino a Sanremo. Anche in questo caso è stato costretto a smentire chi lo voleva “fra i suoi” e chi lo guardava con fastidio. Al Corriere della sera infatti, nei giorni del festival, rispose così “Io non ho mai detto di essere gay. La mia è una generazione che non rileva differenze se hai la pelle di un certo colore o se ami qualcuno di un sesso o di un altro. Io sono fidanzato, ma troverei poco educata la domanda se ho una fidanzata o un fidanzato. Specificare significa già creare una distinzione”. Mahmood andrà ancora incontro a questo tipo di situazioni, d’altro canto è il mondo dello spettacolo, dove alla fine, la cosa che conta di più, saper cantare bene e avere buone canzoni, è anche quella che interessa di meno.