Judit Varga, ministro della Giustizia dell’Ungheria, ha asserito che le “pressioni della lobby Lgbtq” sembrano “più importanti per le istituzioni europee della tutela delle minoranze nazionali o della lotta all’antisemitismo”. Parole pronunciate ai microfoni dei colleghi de “La Stampa”, attaccando la Commissione Ue che a fine giugno ha avviato la procedura d’infrazione nei confronti dell’esecutivo magiaro per spiegare la legge anti-omosessuali: “Non è stato elegante, né corretto. Un gesto politicamente motivato, senza precedenti e già orientato nell’esito”.
Varga ha manifestato l’intenzione di portare il caso alla Corte di giustizia, in quanto “tocca ai genitori, non a Bruxelles, occuparsi dell’educazione dei figli. È un diritto garantito falla Carta europea, noi vogliamo proteggere i minori dalla propaganda Lgbtq“. Il cambiamento della legge non è inserito in agenda, anche perché, a detta del ministro, non vi sono discriminazioni in Ungheria nei confronti delle minoranze, etniche o omosessuali, ma l’Unione europea “vuole imporre un modello educativo e così colpisce la libertà”.
“LGBTQ MAI NELLE SCUOLE IN UNGHERIA”: INTERVISTA A VARGA
Il ministro Varga, sulle colonne de “La Stampa”, ha rivelato che in Ungheria non è vietato parlare di omosessualità nelle classi e nei libri di testo, anzi: vengono date informazioni esattamente come avviene negli altri Paesi. Semmai, cosa proibisce la legge è portare nelle scuole gli attivisti Lgbtq: “Solo organizzazioni regolarmente registrate possono entrare nelle scuole e negli asili. I genitori hanno il diritto di sapere e quindi approvare i contenuti dell’insegnamento, che devono essere obiettivi, neutrali e privi di pregiudizi”.
Judit Varga ha affermato successivamente che l’ideologia di genere è un’idea, non una legge o una norma: “Noi basiamo la nostra politica sui fatti, sui temi principali chiediamo ai cittadini cosa pensano, lanciando consultazioni nazionali. Faremo quindi un referendum su cinque questioni concernenti la legge sulla protezione dei minori. Lasciamo decidere alla popolazione ungherese come debbano essere cresciuti i nostri bambini”. Nessuno in Ungheria, ha concluso il ministro nella sua intervista, è contro l’Ue, ma “ricorrere al veto è uno strumento legittimo, previsto dai Trattati”.