Dal 1964 al 1972 andarono in onda sulla Rai Le inchieste del commissario Maigret, quattro stagioni per 35 episodi con un successo strepitoso, si arrivò a 18 milioni di telespettatori. Se andate su Youtube troverete molte puntate, tutte sono anche disponibili in DVD. L’attore interprete di Maigret era Gino Cervi, il regista Mario Landi, ma di loro parleremo dopo. La Arnoldo Mondadori pubblicò dal 1961 al 1991 tutti i Maigret scritti da Simenon, in giro ce ne sono ancora moltissimi, li trovate nei mercatini. Avevano una peculiarità, la copertina raffigurava il commissario con il volto di Gino Cervi.
C’è un libro di Santo Alligo, “Tutti i Maigret di Pinter” (Little Nemo editore), che raccoglie tutte le copertine dei libri. Il disegnatore era Ferenc Pinter, il nome forse dice poco, ma era veramente un grande disegnatore “Che cosa significa per me il personaggio Maigret? Alla fine questa domanda me la sono fatta anch’io: vedo allora l’immagine che si crea sulla carta e che pian piano diventa personale coinvolgimento” (2007 – Ferenc Pinter).
Coinvolgimento che parte dai cibi, dal calvados e dalla pipa di Maigret sempre presente nei disegni di Pinter. Direi che le copertine sono quadri e l’autore è un artista. A Pinter piaceva molto Gino Cervi e lo raffigurava quasi sempre in primo piano con un’auto, un treno, qualcosa o qualcuno che rimandava al soggetto del libro. Sono molto belle le versioni delle copertine con il commissario dentro le ambientazioni. Qui le prospettive, le angolazioni, i colori sgargianti, i dettagli fanno la loro parte e le esaltano. Pinter è stato un maestro nell’utilizzo della luce, dei chiari scuri, delle ombre. Ebbe la forza di disegnare delle copertine anche con i pennarelli. È un libro per collezionisti e per amanti di Maigret.
Passiamo ora al film Maigret a Pigalle (1966) tratto dal romanzo “Maigret al night club”. Mentre in tv lo sceneggiato (così era chiamato allora) iniziava a furoreggiare, il commissario fu trasportato sul grande schermo sempre interpretato da Gino Cervi. Una buonissima e furba idea, una produzione italo-francese. Un film a colori, mentre lo sceneggiato era in bianco e nero. Il regista fu Mario Landi che già dirigeva il Maigret televisivo. Landi è stato un’istituzione della tv e anche del cinema, sebbene i suoi film non siano blasonati. Per la tv ricordiamo “Un, due, tre” con Vianello e Tognazzi, “Canzonissima” e altro ancora.
Gino Cervi aveva esordito nel cinema nel 1932, lavorato con registi stranieri e italiani e arrivava dal successo della saga cinematografica di Don Camillo. Era perciò una star che aumentò il proprio prestigio e valore con gli sceneggiati di Maigret. Simenon lo considerava insieme a Jean Gabin uno dei migliori interpreti della figura del commissario.
Riassumo la trama del film. Arlette è una spogliarellista del Pigrate e una notte, ubriaca, si presenta al posto di polizia. Lì raccoglie la sua testimonianza lo sfigato (se leggete i Maigret vi è chiaro il perché) ispettore Lognon. La donna ha sentito due uomini parlare tra loro nel locale tramescando per una rapina di gioielli ai danni di una contessa che sarebbe stata anche uccisa.
Lognon non considera l’ubriaca Arlette attendibile, ma il giorno dopo sia lei che una gentildonna vengono trovate uccise. Lognon si rammarica e Maigret rinuncia alle ferie per seguire il caso. Le indagini partono dal locale in cui si esibiva la spogliarellista e qui ci appaiono i vari personaggi con la loro umanità, i loro passati, le loro debolezze. Il proprietario del “Pigrate” con trascorsi da galera, sua moglie Rose, le colleghe di Arlette e il portiere del locale che verrà trovato anch’egli assassinato.
Maigret scopre che la contessa uccisa era una tossica che veniva rifornita di droga dal suo dottore. Aveva una tresca con un giovane, Oscar, e qui entra in gioco il furto dei gioielli. Il giovane viene seguito dallo sfigato Lognon che viene messo ko e mandato in ospedale da una mano misteriosa. È Oscar l’assassino della nobildonna ma non di Arlette e del portiere del Pigrate. Il nostro commissario scoprirà con una sceneggiata alla Agata Christie il colpevole.
Molte scene in esterna sono state realizzate a Parigi, questo soprattutto perché il film fu distribuito anche in Francia e nel cast abbiamo diversi attori francesi. Furbata commerciale chiaramente. Cervi è sempre superlativo nei panni di Maigret, ma il film ci riporta allo sceneggiato tv italiano, sia nel ritmo che nella staticità. A quei tempi l’azione non era molto contemplata, anche se c’è una buona scorribanda in auto per le vie di Parigi. Emergono come nel romanzo i caratteri delle persone con i loro limiti e con i loro disperati sentimenti. Il colpo di scena finale ricorda un po’ troppo Poirot, con intorno tutti i personaggi partecipanti alla storia.
Una chicca estemporanea. Giovannino Guareschi nel 1965 scrisse per la rivista “Oggi” la sua rubrica settimanale, Telecorrierino delle famiglie, dal titolo “Lettera aperta a Peppone Maigret”, in cui prendendo spunto dalle inchieste di Maigret chiedeva al commissario di indagare su degli sperperi Rai. Concludeva: “In verità abbiamo abbiamo già dei poliziotti in TV. Uno ė il tenente Sheridan ed è pieno di volontà, ma, avendo alle spalle ‘giallisti’ dilettanti, può combinare poco. … Lei invece, caro Maigret, non ha mai commesso errori e ha alle spalle Simenon. … A lei e al signor Simenon la gratitudine di uno stretto parente del Suo amico Peppone” (Giovannino Guareschi – OGGI n. 5 – 4 febbraio 1965).