Makka Sulaev, 19 anni, è ai domiciliari con braccialetto elettronico in una comunità protetta dopo l’omicidio del padre a Nizza Monferrato, in provicina di Asti. Un delitto che avrebbe confessato sostenendo di aver difeso madre e fratelli minori dai continui maltrattamenti che anche lei, per anni, avrebbe subito tra le mura domestiche. La mamma della giovane, intervenuta ai microfoni del quotidiano La Stampa, ha lanciato un appello per aiutarla: “Vorrei fare qualcosa per mia figlia – ha dichiarato la donna –. ma non so come aiutarla. Non posso andare a lavorare adesso. Ditemi che cosa posso fare per lei. Sono preoccupata per il futuro di Makka“.



Poche ore fa, riporta Ansa, è emerso il contenuto di alcune pagine di un diario della ragazza, ora al vaglio degli inquirenti, nel quale avrebbe condensato i suoi pensieri prima del delitto con frasi riguardanti la situazione incandescente maturata in casa: “Non avrei mai neanche immaginato di portare via la vita a una persona, ma preferisco portarla via a quel c***** prima che lui porti via l’unica ragione della mia vita, cioè mia madre. Chi troverà questo scritto capirà, o io sarò morta, o sarà morto lui. Ho paura che i miei fratelli maschi copino il comportamento di mio padre. Io amo la famiglia, è la mia vita, non so come farò senza“.



Il racconto di Makka Sulaev: “Non avevo mai osato affrontare mio padre”

Nelle pagine scritte dalla 19enne accusata dell’omicidio del padre, la descrizione di un padre violento e della paura covata tra le mura dell’abitazione in cui, venerdì scorso, avrebbe poi colpito a coltellate il genitore, Akhyad Sulaev, finendo per ucciderlo. L’arma del delitto sarebbe un coltello da cucina di 30 centimetri. Dopo essere stato raggiunto da un fendente alla schiena e uno all’addome, l’uomo avrebbe cercato di tamponare la ferita.

Agli inquirenti, durante il primo interrogatorio, Makka Sulaev avrebbe raccontato quanto segue: “Non avevo mai osato affrontare mio padre, né oppormi a lui. Ma i maltrattamenti duravano da tempo, perché fanno parte della sua cultura, al modo di intendere i rapporti con le donne“. Per lei il gip di Alessandria non ha disposto il carcere, ma i domiciliari nella comunità protetta dov’era stata trasferita subito dopo l’accaduto e nella quale ora è seguita da un team di psicologi. L’accusa a suo carico è omicidio aggravato dal vincolo familiare.