Prosegue, ormai dal 24 febbraio scorso, la guerra in Ucraina. Migliaia di persone, in un mese e più di bombardamenti, hanno perso la vita: civili, soldati e combattenti volontari. Tra questi c’è anche il campione del mondo di kickboxing, Maksym Kagal. Il giovane atleta è morto in battaglia a Mariupol, la città ucraina più colpita dagli invasori. A riportare la notizia sono i media locali, tra cui il Kyiv Independent. Il trentenne faceva parte del battaglione Azov, che difende i confini nazionali dai russi.



La notizia della morte è stata confermata anche dal suo allenatore, Oleg Skirt. Il coach del giovane Maksym Kagal ha ricordato lo sportivo sui social, come riportato da Ukrinform. “Dormi tranquillo fratello, la terra è tua, ti vendicheremo”, ha promesso l’uomo. L’atleta è caduto in battaglia, cercando di difendere la città di Mariupol, devastata dalle bombe nel corso del conflitto russo-ucraino. Kagal è stato il primo campione del mondo di kickboxing Iska tra gli adulti nella squadra della nazionale Ucraina.



L’allenatore ricorda Maksym Kagal

Maksym Kagal non è il primo sportivo a perdere la vita nel corso del conflitto tra Ucraina e Russia, con l’attacco da parte di Mosca avvenuto il 24 febbraio scorso. Prima di Kagal, era stato ucciso in battaglia anche un altro campione di arti marziali, Yegor Birkun. Oltre a lui, anche due calciatori sono stati uccisi nei primi giorni del conflitto: uno è morto sul campo, un altro in casa, a causa di una bomba che ha colpito la sua abitazione.

Kagal era originario della città di Krzemieńczuk. Come riporta il Kyiv Indipendent, il giovane era “Era un uomo onesto e perbene”, come ha scritto sui social l’allenatore Oleg Skirta. Il coach ha poi proseguito: “Maksym era una persona molto versatile e gli piacevano vari sport. Nel 2014 è diventato campione del mondo e medaglia di bronzo di kickboxing. Allo stesso tempo, è stato in grado non solo di diventare campione del mondo di kickboxing, ma anche di vincere l’argento nella competizione Kremenchuk Rugby a 7. Era un uomo molto aperto, amava il calcio e sosteneva attivamente la squadra locale”.