La dottoressa Rose Lake è recentemente stata insignita in Germania del premio Virchow per la sua ricerca sull’origine e lo sviluppo della malaria, ma anche per la promozione delle donne nella scienza. In un’intervista con il quotidiano tedesco Welt ha parlato proprio della sua importante e pionieristica ricerca su questa particolare malattia, debellata in buona parte dei paesi nel mondo ma ancora piuttosto diffusa altrove, specialmente in Africa.



La ricerca della dottoressa Lake si è concentrata in particolare sulla malaria durante la gravidanza, e spiga come all’epoca “era chiaro [solo] che un’infezione poteva far perdere il bambino a una donna incinta con un aborto spontaneo. Abbiamo esaminato il sangue della placenta da un lato e il sangue prelevato da un dito dall’altro in 1000 donne dopo il parto” scoprendo che “nel 25% delle donne in cui avevamo rilevato la malaria nella placenta, aveva un’analisi del sangue negativa”. Risultati, spiega, che hanno dimostrato come “esistono un gran numero di casi non dichiarati in donne incinte che non potrebbero essere individuati con un esame del sangue” ma che in moltissimi casi portano alla perdita apparentemente inspiegabile del bambino.



Il futuro della lotta contro la malaria secondo la dottoressa Lake

Andando oltre ai risultati della sua ricerca sulla malaria, la dottoressa Lake parla anche della futura lotta contro la malattia che auspica un giorno sarà completamente debellata. “Ci sono già stati molti progressi”, sostiene, ponendo in particolare l’accento sui “due vaccini“, ma che non crede che da soli saranno sufficienti. Occorrono, infatti, anche “insetticidi contro le zanzare e farmaci contro i parassiti“.

Parlando, invece, dell’idea di rilasciare zanzare geneticamente modificate per combattere la malaria, la dottoressa Lake si dice “scettica”, soprattutto perché “se questi organismi vengono rilasciati nell’ambiente, non sappiamo come si svilupperanno”, ipotizzando l’alternativa in cui “diventino zanzare mostruose che causano qualcosa che non ci aspettavamo”. Complessivamente, inoltre, ritiene che per combattere veramente la malaria occorrano anche investimenti nella ricerca da parte dei paesi africani, arrivando a “coinvolgere anche la popolazione“, sottolineando come “alcuni usano le zanzariere per pescare e altri per coprire i campi coltivati”.