Anticorpi monoclonali anche contro la malaria. Ne è stato scoperto uno che è in grado di prevenirla fino a nove mesi nelle persone che sono esposte all’infezione. A svilupparlo gli scienziati dei National Institutes of Health di Bethesda, in Maryland (Usa). Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, è stato condotto dal Centro di ricerca sui vaccini (VRC) dell’Istituto nazionale di Allergie e malattie infettive (NIAID) americano, che lo ha finanziato. Seppur di piccole dimensioni, questo studio fa ben sperare. “Sono necessari nuovi strumenti per prevenire questo micidiale malattia”, ha dichiarato Anthony Fauci, direttore del NIAID. Ma sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i primi risultati.



Da studi di laboratorio e sugli animali è emerso che gli anticorpi sono in grado di prevenire la malaria neutralizzando gli sporozoiti di P. falciparum, ovvero i parassiti, nella pelle e nel sangue prima che infettino le cellule del fegato. Dunque, lo studio ha confermato che CIS43LS, questo il nome dell’anticorpo monoclonale, fornisce in maniera sicura protezione dalla malaria ad un livello alto.



ANTICORPO MONOCLONALE CONTRO MALARIA: LO STUDIO

I ricercatori hanno isolato l’anticorpo monoclonale dal sangue di un volontario che aveva ricevuto un vaccino sperimentale contro la malaria e hanno scoperto che si lega ad un sito unico su una proteina superficiale del parassita, importante per facilitare l’infezione da malaria. Peraltro, è lo stesso su tutte le varianti presenti in tutto il mondo. I ricercatori hanno modificato questo anticorpo per prolungarne la permanenza nel sangue, arrivando così a CIS43LS. Quindi, è stato avviato uno studio clinico di fase 1 su 40 adulti sani tra i 18 e i 50 anni che non avevano mai avuto la malaria o erano stati vaccinati contro la malattia.



Per confermare questi risultati, che indicano come una sola dose dell’anticorpo sperimentale possa prevenire la malaria da 1 a 9 mesi dopo infusione, è ora in corso un più ampio studio clinico di Fase 2 in Mali. I risultati sono attesi all’inizio del 2022. Ma si stanno conducendo ricerche negli Stati Uniti per determinare la dose più bassa capace di proteggere le persone dall’infestazione malarica.