Dramma a Palermo, dove un malato di Covid si è suicidato nelle scorse ore gettandosi nel vuoto dal terzo piano dell’ospedale “Villa Sofia-Cervello”, presso il quale si trovava ricoverato. In particolare, l’uomo stava affrontando il proprio periodo di degenza nel reparto di terapia subintensiva respiratoria, dopo avere contratto il virus SARS-CoV-2. Non sono attualmente noti particolari e approfonditi dettagli sulla vicenda: gli operatori sanitari hanno provato a intervenire per evitare che il paziente potesse rendere concrete le sue intenzioni di portare a compimento il gesto anticonservativo, ma in pochi secondi gli eventi sono precipitati.



Chiaramente, adesso sono state avviate le indagini tese a comprendere se quanto avvenuto potesse essere evitato e se ci siano responsabilità particolari. Nel contempo, mediante una nota stampa alquanto stringata, la direzione strategica del nosocomio siciliano ha espresso il proprio “vivo cordoglio ai familiari”, aggiungendo che, “nel massimo rispetto della dolorosa vicenda umana e della privacy delle persone coinvolte, l’azienda non fornirà altri particolari”.



PALERMO, MALATO DI COVID SI SUICIDA: C’ENTRA LA “PANDEMIC FATIGUE”?

Non sono note le ragioni che hanno portato l’uomo a compiere il folle gesto, anche se, con le dovute cautele e gli infiniti condizionali del caso, è lecito ipotizzare che l’esperienza della malattia da Covid-19 abbia provato psicologicamente il diretto interessato. Non è raro sentire parlare di Pandemic Fatigue, ovvero quegli stati di stress di natura psicologica ed emotiva derivati dalla pandemia: dalla sua presenza, dai rischi ad essa correlati, sino alla paura di contrarre il virus e al terrore di morire in caso di positività al tampone e ricovero ospedaliero.



Sintomi precisi e che sono stati sottolineati ripetute volte dai medici in questo periodo, tanto attraverso gli schermi televisivi quanto sulle colonne dei quotidiani, cartacei o digitali, e che talvolta arrivano a sfociare anche nella celebre “nebbia nel cervello” post Coronavirus, che si palesa spesso nelle persone che hanno completato il loro percorso di guarigione dall’infezione. Fra i vip, per esempio, il noto esperto di moda Giovanni Ciacci aveva confessato apertamente di soffrirne.