Gentile direttore,
le allego la lettera che ci ha inviato il fratello, avvocato, di un paziente mancato nei giorni scorsi per l’aggravarsi di una serie di patologie. Enrico (56 anni) è stato ospite per quattro anni di una comunità protetta per persone con problemi psichiatrici, dove ha recuperato salute e autonomia sufficienti per vivere autonomamente e frequentare per altri sette anni il centro diurno. Si tratta di una storia che riempie il cuore non solo per la bellezza umana, ma anche per la strada che indica come alternativa alle tragedie, di cui quotidianamente leggiamo, legate a una malattia psichiatrica o a un disagio non abbracciati.
La lettera
Vi scrivo per ringraziarVi di cuore da parte mia, da parte di mia mamma e dei miei familiari per tutto quanto avete fatto in questi anni per Enrico, prima nella residenza e poi nel centro diurno di Villa Rondo. Voi l’avete accolto, lo avete fatto “crescere”, gli avete dato quella famiglia che noi non eravamo più o non eravamo in grado di essere: soprattutto, lo avete fatto tornare a vivere una vita piena, credo davvero la più soddisfacente possibile. Attraverso di Voi, ognuno di Voi – dagli infermieri ai medici, agli educatori, agli operatori, al personale amministrativo e agli altri amici che con lui condividevano il percorso – anche noi abbiamo potuto ricominciare un percorso, fatto di relazioni, di racconti – invero pochi, da parte sua – di confronto e di sostegno.
Grazie perché gli avete restituito la gran parte delle sue “competenze”, ma, soprattutto, grazie per avergli dato di nuovo il sorriso, quel sorriso limpido, trasparente e buono che porteremo sempre nel cuore, quella voglia di venire ogni volta verso di Voi con gioia, anche dopo qualche discussione. Grazie per aver assecondato le sue passioni.
Molto altro vorrei scrivere, ma ancora non riesco. Vi ringrazio, tuttavia, anche per essere venuti al funerale a condividere il nostro comune dolore: sono riuscito a salutare solo qualcuno di voi e avrei voluto abbracciarvi tutti all’uscita, ma, probabilmente, siete dovuti rientrare; davvero grazie a tutti coloro che sono venuti e a quelli che non sono potuti venire o che non se la sono sentita. Siete stati una gran parte bella della sua e della nostra vita, con la Vostra presenza. Con profonda riconoscenza.
(Guglielmo P. e famiglia)
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