Nel corso di Domenica In, Sinisa Mihajlovic ha raccontato la scoperta della malattia, avvenuta nell’estate di un anno fa. A luglio del 2019 Sinisa Mihajlovic iniziò infatti ad avere un problema alla gamba, sebbene anche in precedenza avesse avuto problematiche simili. “Io avevo dei dolori anche quando giocavo ma non così forti”, ha spiegato oggi a Domenica In. Dopo aver fatto degli accertamenti e la risonanza magnetica gli fu detto che alla luce dei risultati “il medico pensava che la macchina fosse rotta”. Il medico gli disse di non poter ancora credere che riuscisse a camminare. Sinisa temeva per il colesterolo finchè non ha saputo della leucemia. I medici gli dissero che oggi si sarebbe potuto guarire. Dal giorno del trapianto è trascorso poco più di un anno e sebbene Sinisa abbia continuato a fare controlli ogni tre mesi, oggi può dirlo soddisfatto: “Ho fatto i controlli e tutto va bene, il 29 ottobre, a un anno dal trapianto ho saputo”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SINISA MIHAJLOVIC E LA LEUCEMIA
La malattia che ha colpito nei mesi scorsi l’allenatore del Bologna, Siniša Mihajlović, ospite quest’oggi su Rai Uno a “Domenica In”, nel salotto televisivo di Mara Venier, è la leucemia acuta, ovvero una forma più aggressiva della tradizionale patologia. In essa i sintomi si presentano presto e possono peggiorare con rapidità. Quali sono? Febbre, sudorazioni notturne, stanchezza e affaticamento, mal di testa, dolori ossei e articolari, perdita di peso, pallore, suscettibilità alle infezioni, facilità al sanguinamento oppure ingrossamento della milza e dei linfonodi. Tuttavia la leucemia acuta “si può tenere sotto controllo, è una malattia molto seria, ma curabile”, ha dichiarato all’Agi l’oncologo Francesco Cognetti, direttore di Oncologia Medica all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena. “È sicuramente una forma potenzialmente letale, ma in molti casi si riesce a tenere sotto controllo con la chemioterapia e eventualmente il trapianto di midollo. Si tratta di una forma aggressiva, però se si interviene in tempo le possibilità quantomeno di stabilizzare la malattia aumentano”.
MALATTIA SINIŠA MIHAJLOVIĆ, L’ONCOLOGO: “CELLULE TUMORALI PROLIFERANO RAPIDAMENTE”
Come ha precisato ulteriormente il dottor Francesco Cognetti nell’ambito della chiacchierata con la redazione di AGI, la malattia che ha colpito Siniša Mihajlović, è ancor più temibile per via del fatto che con essa “il numero di cellule tumorali aumenta velocemente e la comparsa dei sintomi è precoce, mentre nella leucemia cronica le cellule maligne tendono a proliferare più lentamente“. Non solo: “Se la malattia nasce dalle cellule linfoidi del midollo osseo (dalle quali si sviluppano i globuli bianchi chiamati linfociti) si parla di leucemia linfoide, se invece la cellula di partenza è di tipo mieloide (dalla quale si sviluppano globuli rossi, piastrine e globuli bianchi diversi dai linfociti) si parla di leucemia mieloide”. Una vera e propria battaglia per il tecnico serbo, che pubblicamente non ha mai lanciato segnali di debolezza, aggredendo con forza il nemico e affidandosi alle cure dei medici con enorme dignità, facendo in modo di riuscire a guidare gli allenamenti della sua squadra direttamente dal suo letto d’ospedale attraverso il segnale trasmesso dai droni al suo computer.
MALATTIA SINIŠA MIHAJLOVIĆ: “HO AVUTO PAURA”
Eppure, come ammesso candidamente dallo stesso Siniša Mihajlović, ci sono stati momenti in cui ha avuto paura. In un’intervista rilasciata a “Il Corriere della Sera”, il tecnico ha asserito: “Ammalarsi non è una colpa, succede e basta. Cerchi di reagire e ognuno lo fa a modo suo. Parlavo così per farmi coraggio: avevo paura e cercavo di darmi forza nell’unico modo che conosco. Combatti, non mollare mai. La verità è che non sono un eroe. E chi non ce la fa non è certo un perdente. Si tratta di una maledetta malattia, senza dottori non si va da nessuna parte. L’unica cosa che si può fare è non perdere la voglia di vivere: ora mi godo ogni momento, prima davo tutto per scontato. Contano solo la salute e gli affetti. La leucemia mi ha reso un uomo migliore”. Il serbo era arrivato a pesare 75 chilogrammi, era immunodepresso e rischiava di cadere per terra davanti a tutti anche quel 25 agosto 2019, quando ha voluto essere in panchina per l’esordio a Verona del suo Bologna. “Volevo esserci e dare un messaggio: quando mi sono rivisto davanti alla tv non mi riconoscevo, ma non ci si deve vergognare della malattia. Così ho cercato di far capire a tutte le persone del mio stato di non abbattersi, di provare a vivere una vita normale. Fossero stati anche i nostri ultimi momenti”.