L’ONU, con una nota firmata dal segretario generale António Guterres, ha dichiarato di aver avviato la seconda fase del ritiro dei caschi blu dal Mali, dove erano impegnati a combattere la rapida ascesa dell’ISIS e di un’altra organizzazione terroristica legata ad Al-Quaeda. Il ritiro era stato deciso già a giugno dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e che era progressivamente iniziato con l’abbandono delle posizioni più rurali e distaccate. Ora, invece, è iniziata la seconda fase del ritiro dell’ONU dal Mali, che durerà secondo il segretario generale almeno 6 mesi data l’entità dei trasferimenti che sarà necessario compiere da uno Stato privo di collegamenti marittimi e circondato da avamposti nemici.
Il ritiro dell’ONU dal Mali: “Dovremo spostare circa 13mila soldati”
Insomma, a partire da lunedì (data della nota firmata dal segretario ONU), si è conclusa ufficialmente la missione dei caschi blu in Mali. Tuttavia, l’interruzione non sarebbe dovuta alla fine della crisi, che secondo gli esperti delle stesse Nazioni Unite peggiorerà drasticamente dopo l’abbandono delle posizioni, ma a motivi non meglio definiti. Complessivamente le operazioni di ritiro dureranno almeno altri 6 mesi, tempo necessario per permettere alle truppe e ai rifornimenti di lasciare, in sicurezza, l’area.
Da una stima riportata dall’ONU, in Mali si trovano attualmente 12.947 militari e poliziotti delle Nazioni Unite, oltre a 1.786 dipendenti civili, dislocati complessivamente su 12 campi ed una base temporanea. I militari saranno dislocati altrove, i dipendenti civili licenziati e le basi lasciate in gestione al governo locale. Differentemente, i caschi blu dovranno portare con sé anche 5.500 container di attrezzature militari e 4mila veicoli. Un’operazione per nulla rapida e men che meno semplice, mentre secondo il segretario delle Nazioni Unite dovrà attraversare anche alcune aree ostili, oltre a fare i conti con un clima rigido. Infatti, i militari dell’ONU dovranno attraversare alcune zone del Mali attualmente in mano allo Stato Islamico e ad Al-Quaeda, così come l’attraversamento necessario del Niger presenterà diverse criticità dopo il recente colpo di stato militare.