Domenica è stata giornata elettorale in Mali, la prima dall’avvento della giunta tre anni fa. Ma il referendum sulla nuova Costituzione non era al centro delle loro preoccupazioni. Infatti, il futuro sfumato della missione Onu, Minusma, preoccupa ancor di più gli abitanti del Paese rispetto alla nuova Costituzione. Venerdì, il ministro degli Esteri del Mali, Abdoulaye Diop, ha chiesto “il ritiro senza indugio” dei Caschi blu davanti al Consiglio di sicurezza. Le tensioni tra la giunta al potere, i suoi alleati Wagner e le Nazioni Unite sono ben note da tempo.



Il mandato del progetto Minusma è scaduto il 30 giugno e sono in corso discussioni per definire le condizioni per la proroga. “Ci aspettavamo trattative dure, dovendo fare concessioni sulle libertà concesse alla missione” ha spiegato un diplomatico. Nessuno però si sarebbe aspettato una richiesta come quella del ritiro delle Nazioni Unite. Il licenziamento dei 12.000 soldati e poliziotti delle Nazioni Unite sarebbe arrivato in seguito al “riconoscimento del fallimento della Minusma il cui mandato non risponde alla sfida della sicurezza”, come spiegato dal Ministro, che ha poi accusato l’Onu di “entrare nel problema alimentando tensioni comunitarie”.



La situazione in Mali

Gli allarmi delle Nazioni Unite contro i massacri etnici commessi dall’esercito maliano e dai mercenari russi sono all’ordine del giorno e sono molto probabilmente le vere cause di questo licenziamento. All’inizio di maggio l’Onu ha pubblicato un rapporto in cui accusava i soldati maliani e i “soldati stranieri”, che sarebbero gli uomini di Wagner, di aver assassinato “almeno 500 persone” nel villaggio di Moura nel marzo 2022. È stata denunciata “la strumentalizzazione e politicizzazione della questione dei diritti umani”. “È stato il desiderio di poter agire a suo piacimento e senza testimoni in Mali a guidare la giunta. Ciò riguarda le operazioni militari ma anche senza dubbio le elezioni che dovranno tenersi negli anni 2023 e 2024”, ha spiegato a Le Figaro il diplomatico.



Dopo aver costretto lo scorso anno la Francia a ritirare le truppe di Barkhane dal Mali, poi l’Europa a porre fine a Takuba e aver poi deciso di non partecipare al G5 Sahel, la giunta ha richiesto inoltre il ritiro delle forze dell’Onu nel Paese. Le azioni delle nazioni unite sono state a lungo ostacolate e lo saranno ancor di più nei mesi a venire. Nelle città di medie dimensioni e in particolare nel Nord, dove l’Onu fornisce protezione ai civili, le popolazioni saranno sole contro i jihadisti. Questa situazione renderà inoltre ancora più difficile il lavoro delle Nazioni Unite e delle ONG, aumentando ulteriormente la miseria.