La Chiesa Cattolica di Malta ha confermato di aver tagliato qualsiasi legame con la “Komunità Ġesù Salvatur” (Comunità di Gesù Salvatore), dopo aver svolto delle indagini in merito: come riporta quest’oggi il portale di CNA – Catholic News Agency, i vertici della Chiesa della piccola Repubblica insulare nel Mediterraneo, attraverso un comunicato della locale Conferenza Episcopale, hanno annunciato che l’Arcidiocesi di Malta e la Diocesi di Gozo non hanno più rapporti con quello che è stato definito un “culto chiuso” a seguito di cinque mesi di investigazioni in merito ad alcune accuse di ausi spirituali e psicologici.



Secondo quanto riportato sempre da CNA, nell’isola (che annovera solo due diocesi cattoliche per una popolazione di circa 494mila persone) è stato emanato un decreto, risalente allo scorso 3 gennaio, in cui è stato confermato che preti e religiosi non sono autorizzati a prendere parte a riunioni e incontri organizzati dalla Comunità di Gesù Salvatore. Non solo: in base ai media locali pare che lo stesso gruppo con cui si è deciso di interrompere ogni rapporto non potrà più utilizzare le chiese cattoliche o le cappelle, mentre per quanto riguarda i laici da ora non potranno più partecipare a tutti gli eventi organizzati dalla comunità.



MALTA, CHIESA CATTOLICA TAGLIA I PONTI CON “CULTO CHIUSO”

Come si ricorda, solo lo scorso luglio l’Arcidiocesi maltese aveva dato il via a un’indagine dopo che alcuni ex membri della Comunità avevano accusato il gruppo di esercitare pratiche volte a controllare e influenzare: nello stesso mese l’Arcidiocesi aveva annunciato la propria volontà di dissociarsi dalla Comunità che tuttavia ha attiva una pagina Facebook con alcune migliaia di iscritti. “In relazione alle decisioni prese dall’Arcivescovo Charles Scicluna, nessun sacerdote o religioso potrà partecipare agli incontri organizzati dalla Comunità” si legge ancora nel comunicato.



Scicluna è stato infatti uno dei firmatari del suddetto decreto, assieme al Vescovo Anthony Teuma di Gozo, a Joseph Galea-Curmi, dell’Arcidiocesi di Malta e Jimmy Bonnici, segretario generale della conferenza episcopale dell’isola. Tra i quattro motivi alla base della decisione della Chiesa maltese c’è il fatto che la Comunità avrebbe dato una “interpretazione fondamentalista delle Scritture”, oltre all’ostentazione di tendenze “neo-gnostiche”. Inoltre si aggiunge pure che la Comunità abbraccia una distorta teologia della salvezza che divide spartanamente tra eletti e dannati, senza dimenticare l’ultima motivazione che afferisce ai succitati casi di presunti abusi spirituali e psicologici ai danni di soggetti vulnerabili e che cercavano un senso di appartenenza e consolazione, cosa che renderebbe il gruppo una sorta di “culto chiuso”.